Politica

Scandali e figuracce. Il governatore Pulcinella cade sempre in piedi

Ha cambiato 55 assessori e nominato nella giunta siciliana la sua segretaria. Niente lo ha fermato: merito di slogan anti mafia e cattiva politica

Il Presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta
Il Presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta

Il motto del marchese del Grillo, «Io so' io e voi non siete un c...», lui lo mette in pratica. Perché gli altri, tutti, a cominciare dal fu sindaco di Roma Ignazio Marino, inanellata una figuraccia dietro l'altra, alla fine mollano. Lui invece, Rosario Crocetta da Gela, (fu) governatore tsunami di Sicilia, rimane saldo in sella. E, conscio dell'«io so' io» di cui sopra, fa una piroetta, cambia maschera et voilà, atterra in piedi. Sempre. Con la gentile collaborazione del Parlamento siciliano che periodicamente fa anche finta di volerlo mandare a casa ma poi, nei fatti, lascia nel limbo della teoria il proposito. Il perché è presto detto: sfiduciare Crocetta e costringerlo alle dimissioni significherebbe firmare la propria condanna, visto che adesso i seggi dell'Assemblea regionale siciliana sono 90 mentre alle prossime elezioni saranno appena 70. Ben venti posti in meno. Via, non scherziamo. Il Nostro lo sa benissimo, è questa la sua assicurazione. E novello Pulcinella fa l'istrione, incurante di tutto, figuracce collezionate dall'insediamento in poi incluse. Ricordate? Novembre del 2012, Rosario Crocetta da Gela, gay dichiarato, candidato di un Pd che lo aveva dovuto subire, simbolo antimafia dopo ben due presidenti - Totò Cuffaro e Raffaele Lombardo - mascariati (macchiati, ndr) per mafia, ascende al trono di Palazzo d'Orleans (la sede della presidenza della Regione, ndr) con il 30,4% dei voti. La maggioranza d'aula non c'è. Ma Crocetta non se ne cura. E parte con lo show. All'inizio lo spettacolo funziona: due star come assessori, Franco Battiato e Antonino Zichichi; una superstar dell'antimafia come Lucia Borsellino, figlia del giudice Paolo trucidato in via D'Amelio, a dare la patente di legalità alla sua giunta; la novità di quel 2012, i grillini, pronti a sostenerlo. Crocetta è ospite fisso dei talk show, nel salotto dell'Arena di Massimo Giletti, è di casa. E recita con impegno. Lui fa e lui disfa, lui licenzia a mezzo tv i giornalisti dell'ufficio stampa e qualche dirigente scomodo, lui assegna le patenti di legalità e denuncia, sta più in Procura che in Regione. Un eroe.I primi scricchiolii si manifestano poco dopo, quando, a marzo 2013, Crocetta caccia Battiato e Zichichi. Chi nomina assessore al posto di Battiato l'ineffabile governatore? La sua segretaria (che poi lo ha mollato anche lei). E nessuno ha fiatato. Normale, no? Vale, qualche anno dopo, anche il percorso inverso, da assessore a segretaria: è accaduto con Nelli Scilabra, studentessa fuori corso piazzata in giunta alla guida di uno dei settori più difficili e inquinati, la Formazione professionale. Quando deve sacrificarla, cosa fa Crocetta? Le trova un bel posto nella sua segreteria in Regione.Di rimpasto in rimpasto (sinora ne ha fatti quattro ma mai dire mai, la scadenza della legislatura è il 2017) sinora Crocetta ha cambiato ben 55 assessori, in media uno ogni 19 giorni. E il suo smalto di paladino anti-manciugghia (mangia mangia, ndr) si è appannato. Anche perché cantonate ne ha prese, e tante. Come quando ha licenziato il presidente del Parco delle Madonie accusandolo di avere organizzato un viaggio in Canada a spese della Regione: il Cga ha poi stabilito che quel viaggio non era mai stato fatto e che il dirigente andava risarcito con tante scuse. Tanto, tanto fumo. E niente arrosto. Ricordate quando Crocetta si pavoneggiava in tv per l'abolizione delle Province? «Siamo i primi in Italia», gongolava nel 2014. Peccato però che poi la Sicilia si sia ritrovata ultima in Italia a varare davvero la riforma, adottando quella di Delrio. E che l'unico primato che la Sicilia ha, anche grazie a Crocetta, è il debito monstre: sette miliardi e 900 milioni. Ma Crocetta resta in piedi, le (finte) mozioni di sfiducia le supera di slancio. E continua il suo Rosario Crocetta show. Prendiamo qualche mese fa, quando il cantautore Roberto Vecchioni ha detto che la Sicilia «è un'isola di merda» perché maltratta le sue bellezze. Il Nostro, come replica, ha postato sul suo profilo Facebook la sua foto al mare a novembre. Show, appunto. Se ne potrebbero raccontare decine e decine, del Pulcinella Crocetta, che dà del colluso con la mafia a chi lo contesta. È successo con i No Muos, i comitati contro la base americana di Niscemi. Inizialmente Crocetta era con loro. Poi si è reso conto che revocare l'autorizzazione agli Usa sarebbe costato centinaia di milioni. E ha fatto dietrofront. I No Muos non gliel'hanno perdonata, e lo hanno contestato. E lui di rimando ha accusato: «Mafiosi». È successo anche con il suo avversario di Forza Italia nella corsa alla Regione, Nello Musumeci, che lo ha querelato perché in un comizio aveva ipotizzato strane trame sui termovalorizzatori. Onde evitare rischi Crocetta, che deve rispondere di diffamazione, ha appena chiesto al Parlamento europeo di riconoscergli l'immunità perché all'epoca era europarlamentare. Si sa mai, meglio uno scudo... Il 2015 è stato il suo anno da dimenticare. Crocetta ha tremato davvero, due volte. Quando è finito sotto indagine per mafia il big di Confindustria e suo big sponsor Antonello Montante. E quando, l'estate scorsa, è stato arrestato il suo medico personale, Matteo Tutino, chirurgo plastico d'assalto che per l'accusa caricava sulla sanità pubblica interventi di chirurgia estetica, compreso lo sbiancamento anale. Uno tsunami, per il governatore: per l'amicizia con Tutino; per le dimissioni polemiche, proprio per quei fatti, di Lucia Borsellino; e per l'ormai celebre intercettazione del mistero, quella in cui Tutino gli avrebbe detto: «Lucia va fatta fuori, come il padre». Lì Crocetta ha giocato il tutto per tutto con la scena madre: «Ho pensato al suicidio», ha singhiozzato mentre tutti chiedevano la sua testa. Com'è andata è noto. Le procure hanno smentito l'esistenza dell'intercettazione e messo sotto accusa i giornalisti dell'Espresso che l'hanno pubblicata. La vicenda non si è chiarita, ci sarà un processo. L'effetto immediato, però, è sotto gli occhi di tutti: Crocetta è rimasto in sella. Con la benedizione di tutti, renziani inclusi. Perché si sa, lui è lui. Come diceva il marchese del Grillo..

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