Scandalo finanziario travolge il governo In Belgio è l’ennesima crisi in pochi mesi

Pressioni sui magistrati. È l’accusa che ha costretto il governo belga di Yves Leterme, a dimettersi sull’onda della crisi finanziaria. Di mezzo c’è Fortis, una delle prime banche europee ad aver subìto gli effetti della debacle economica mondiale. La banca è stata venduta ai francesi di Pnb Paribas senza consultare i piccoli azionisti che non hanno affatto gradito il provvedimento. La Corte d’appello di Bruxelles ha dato loro ragione. Ma prima che i giudici si pronunciassero, la politica avrebbe tentato di entrare nella questione per condizionarne la decisione. E la Corte di Cassazione ha messo nero su bianco «importanti indizi» sulle pressioni del governo anche se ha riconosciuto di non avere in mano «prove giuridiche».
Ma la bufera ha travolto il premier e i suoi ministri, che ieri hanno dato le dimissioni nelle mani del re Alberto II. La cessione per decisione della Corte è stata ora congelata per 65 giorni, ma per il governo le cose sono messe male. Il primo ad annunciare di voler rimettere il mandato è stato il ministro della Giustizia, Jo Vandeurzen, che ha inviato una lettera al premier in cui parla di una situazione «penosa e inaccettabile», non risparmiando critiche alla magistratura.
Molto criticato fin dal suo insediamento nel giugno 2007, il premier si era concentrato sulla crisi finanziaria e con inaspettato decisionismo, era riuscito a trovare una soluzione per due istituti di credito del Paese, Dexia e Fortis. La vendita del 75% di Fortis Bank Belgium a Bnp Paribas era avvenuta a ottobre.

Ma per l’associazione dei piccoli azionisti la transazione sarebbe stata «irregolare», sia perché la vendita degli asset sarebbe avvenuta a un prezzo inadeguato, sia perché le decisioni sarebbero state prese senza essere sottoposte all’approvazione dell’assemblea. Sembrava un successo, si è trasformato in crisi.

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