Cronaca locale

Scandalo Santa Rita, la clinica patteggia la pena

CONSEGUENZE All’ospedale ammettono: «Ancora adesso i medici hanno problemi a mandarci i loro pazienti»

Nove mesi dopo lo scandalo, la clinica Santa Rita è riuscita a ottenere il patteggiamento della pena a 167mila euro di multa, un cifra che va ad aggiungersi ai sette milioni di euro versati a titolo di risarcimento a Regione Lombardia e all’Asl città di Milano per i danni materiali e di immagine. «Era giusto farlo - commenta il presidente del cda della clinica Luigi Colombo - e ora che abbiamo ottenuto il patteggiamento possiamo dirci soddisfatti». La decisione di accogliere la richiesta di patteggiamento da parte del gup Vincenzo Tutinelli infatti, ha un significato molto importante per lo staff che in questi mesi ha lavorato per far rinascere la struttura di via Jommelli: «Questa è la prima vera testimonianza dei nostri sforzi», chiarisce Colombo, sforzi che si sono concretizzati grazie a tre strumenti, tutti riconducibili al rigore dei controlli: il nuovo modello organizzativo, elaborato per evitare che in futuro possano ripetersi illeciti amministrativi o penali; il codice etico, che delinea principi e valori a cui devono attenersi il management e il personale in generale; e l’organismo di vigilanza, che avrà il compito di vagliare sulla reale e corretta attuazione di quanto previsto sia dal modello organizzativo che dal codice etico.
E mentre l’attività della Santa Rita sta quasi riprendendo i ritmi normali, resta «il problema dei residui di tipo psicologico - ammette il presidente - perché i medici di medicina generale hanno ancora qualche remora a inviarci i pazienti». Questione di immagine e di un nome, Santa Rita, che inevitabilmente viene ricondotto alla «clinica degli orrori». «Per questo - rivela Colombo - stiamo pensando alla possibilità di cambiare proprio il nome della struttura, per darle un’immagine nuova rispetto alle vicende passate».

Quanto alla possibilità di riaprire la chirurgia toracica, il presidente è fiducioso: «Per noi è una ferita ancora aperta che speriamo possa rimarginarsi presto».

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