Dopo lo scandalo trans Marrazzo a processo per gli «stipendi d’oro»

RomaÉ una parabola ostinatamente in discesa quella di Piero Marrazzo. Un sentiero costellato di trappole dalle quali è difficile, forse impossibile rialzarsi. Una corsa a tappe in cui il giornalista sembra costretto a finire sistematicamente fuori strada tra interviste sincere al limite del masochismo, effetti collaterali, rapporti personali cancellati, crisi private, ritiri in abbazia. E tanti tentativi di rivedere la luce e riacquistare una ribalta, prima con il ritorno in Rai, con l’attività documentaristica sull’Africa. Poi, nel settembre scorso, con una manifestazione politica de l’Italia dei valori, nella quale si confrontò con un altro ex governatore del Lazio, Francesco Storace. E infine con l’intervista-confessione a Repubblica nella quale spiegò la sua preferenza verso i trans, «donne all’ennesima potenza».
L’ultimo colpo ai suoi danni è un processo per abuso d’ufficio ai suoi danni. L’ex presidente della Regione Lazio è stato rinviato a giudizio dal Gup del tribunale di Roma per una vicenda di presunti stipendi gonfiati per alcuni dirigenti della sanità pubblica, nel 2008. Marrazzo è coinvolto perché all’epoca dei fatti aveva il ruolo di presidente della Fondazione Policlinico Tor Vergata. La prima udienza è stata fissata per il 23 marzo. Secondo il capo d’imputazione originario, la direzione della struttura ospedaliera avrebbe violato i tetti massimi retributivi beneficiando di compensi e premi maggiori. Marrazzo avrebbe in pratica concorso ad assegnare al direttore generale quasi 52mila euro in più rispetto a quanto previsto dal tetto massimo di spesa e fino al 30% di aumenti in caso di raggiungimento degli obiettivi, laddove la normativa prevede un limite del 20%. Gli avvocati di Marrazzo replicano: «Siamo stupiti perché non c’è stata violazione di legge. Marrazzo si è limitato a rinnovare un contratto già esistente per garantire la gestione amministrativa del Policlinico». «Se non avesse sottoscritto i contratti così come prospettatogli nella prima riunione del cda della Fondazione, l’attività si sarebbe interrotta e probabilmente il presidente si troverebbe oggi a difendersi dall’accusa di omissione di atti d’ufficio. Non può quindi parlarsi di stipendi d’oro in favore del presidente della Regione perché la stessa accusa parla di stipendi a favore dei dirigenti apicali della Fondazione.

Siamo certi che il Tribunale lo assolverà con la formula più ampia da ogni accusa». Auspicio legittimo che forse sarebbe meglio sussurrare, a meno di non essere certi di avere stipulato una tregua con il destino avverso.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica