«Scappavo dai fan in taxi»

«Ho scritto musica per tanti spot, un giorno mi hanno detto: “Fai un provino”, ho nicchiato, poi mi hanno convinto, mi hanno messo nell’acqua e sono diventato l’omino a mollo».
Franco Cerri, 81 anni, star della chitarra jazz ancora attivissimo (tra concerti e la scuola che dirige con Enrico Intra) è una delle icone di Carosello: come c’è finito?
«Ho accettato perché la tv mi permetteva di guadagnare; con i concerti non si facevano molti soldi. Ho avuto una popolarità incredibile, uno choc per me così riservato. Calindri quando lo riconoscevano per strada, si offriva alla gente con lazzi e battute; io mi nascondevo. Quando mi correvano incontro cominciavo a sudare. Ho speso una fortuna in taxi perché non potevo salire sui mezzi pubblici».
Ma in 15 anni di réclame ci saranno stati i lati positivi.
«Certo, quel ruolo mi ha fatto conoscere a una massa di persone impensabile. Molti ascoltavano la mia musica e dicevano: “Ma il jazz è questo? Bello”. Non ho un gran ricordo di quei tempi, ma sono felice dell’impatto sul pubblico. La Rai faceva indagini porta a porta su ogni personaggio: i ragazzi mi volevano come fratello maggiore, le massaie dicevano che le rasserenavo.

Ho fatto copie di quelle schede per mandarle agli amici».
Insomma lo spot paga più del jazz.
«Eh sì, manca l’educazione musicale a scuola. La prima volta che andai a perorare questa causa fu nel ’47 con Kramer. Pensi un po’».

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