«Oggi torno a casa, ma Ale non c'è più».
Maglietta beige chiaro, pantaloni e maglioncino nero, borsa blu e gilet in piumino color blu elettrico. Le mani che tremano. La voce incrinata dall'emozione. Un filo di trucco che rimane intatto perché da quegli occhi verde smeraldo non scende nemmeno una lacrimuccia. Il volto scavato e segnato. Lo sguardo basso che si alza soltanto per guardare i suoi legali. E poi via. Via da Genova. Via da quel palazzone di San Fruttuoso. Via da penne e telecamere. Katerina ha già lasciato la città per un luogo «top secret». Probabilmente tornerà per essere interrogata dai giudici o per accompagnare per l'ultima volta il suo bambino, visto che i funerali si dovrebbero tenere la prossima settimana alla chiesa ortodossa di via Casaregis. Ma a Genova, per il momento, ha detto addio. I parenti e la nonna di Ale la accompagneranno nel suo viaggio di «meditazione».
Sono le 12,30 di ieri.
Scarcerata Katerina «Sono libera, ma Ale non cè più»
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