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Scarcerata Katerina «Sono libera, ma Ale non c’è più»

Scarcerata Katerina «Sono libera, ma Ale non c’è più»

«Oggi torno a casa, ma Ale non c'è più».
Maglietta beige chiaro, pantaloni e maglioncino nero, borsa blu e gilet in piumino color blu elettrico. Le mani che tremano. La voce incrinata dall'emozione. Un filo di trucco che rimane intatto perché da quegli occhi verde smeraldo non scende nemmeno una lacrimuccia. Il volto scavato e segnato. Lo sguardo basso che si alza soltanto per guardare i suoi legali. E poi via. Via da Genova. Via da quel palazzone di San Fruttuoso. Via da penne e telecamere. Katerina ha già lasciato la città per un luogo «top secret». Probabilmente tornerà per essere interrogata dai giudici o per accompagnare per l'ultima volta il suo bambino, visto che i funerali si dovrebbero tenere la prossima settimana alla chiesa ortodossa di via Casaregis. Ma a Genova, per il momento, ha detto addio. I parenti e la nonna di Ale la accompagneranno nel suo viaggio di «meditazione».
Sono le 12,30 di ieri.

Il gip Vincenzo Papillo ha appena firmato l'ordine di scarcerazione per Katerina Mathas. Passa una mezz'ora e il fax con il dispositivo arriva alla direzione del carcere di Pontedecimo. Un'altra mezz'ora e la mamma del bimbo di otto mesi ucciso un paio di settimane fa nel residence di viale (...)

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