Scarichi puliti col limone: la sfida di Napoleone

Ha lasciato il lavoro di tecnico Rai e ha iniziato a fare l’inventore

Con un cognome del genere, da predestinati, non c’è impresa che possa apparire irrealizzabile. Così Domenico Napoleone, dopo mezzo secolo passato a scrutare il mondo, ha deciso di provare a cambiarlo, a migliorarlo. Ha lasciato senza rimorso il suo lavoro ben pagato di tecnico in Rai, si è rimboccato le maniche e, da un giorno all’altro, ha iniziato a fare l’inventore. Con speranzosa tenacia, vincendo con grinta ed esuberanza ogni diffidenza, nel 1998 è arrivato a mettere a punto la sua piccola rivoluzione copernicana, scoprendo un metodo che cancella l’inquinamento e lo trasforma «in un leggero vento caldo».
Difficile crederci, è comprensibile. «Eppur funziona», garantisce. Gli americani volevano acquistarlo senza pensarci due volte, dollari a palate sull’unghia, ma a una condizione: pretendevano che Napoleone accompagnasse la sua impresa fino in fondo, trasferendosi Oltreoceano. Disposto a sconvolgere la sua vita, lo aveva già fatto una volta, ma non quella della sua famiglia, ha gentilmente declinato l’invito. Meglio regalare all’Italia la sua intuizione - avrà pensato - ma né il Governo, né il Comune, hanno voluto dargli una possibilità. Nonostante i brevetti e gli esperimenti riusciti suggerissero il contrario. Questa Waterloo non lo ha piegato, ma lo ha convinto a perfezionare ulteriormente la sua invenzione, «Pupo». «L’ho chiamata così - dice sorridendo - perché l’ho vista nascere e crescere, come un bambino».
Forte dell’aiuto di Maria Pia Sammartino, ricercatrice di chimica alla Sapienza, oggi è pronto a mettere il suo operato a disposizione di chi gli darà una chance. «Il funzionamento del sistema è semplice, economico e richiede manutenzione minima - spiega -. Il filtro può essere installato su qualsiasi veicolo e letteralmente lava i gas di scarico con un liquido che, tra l’altro, contiene un derivato dell’acido citrico». Banale succo di limone. Fatto sta che i campi di applicazione sono infiniti e, tramite i termovalorizzatori, possono condurre a cancellare l'inquinamento da interi quartieri o, montati sotto ogni caldaia, ad azzerare le emissioni nell’atmosfera. L’aspetto più interessante è però un altro e riguarda lo smaltimento delle scorie. «In verità non vanno smaltite - fa notare Napoleone - ma possono essere utilizzate per creare mattoni e costruire case». Quando ogni «ricarica» si esaurisce (dopo circa 30mila chilometri), basta un po’ di cemento a freddo per fissare i residui e ottenere mattoni.

Impossibile? Il nostro inventore lo ha già fatto più di una volta e un paio li tiene sulla scrivania come fermacarte. È un modo tutto suo per non perdere mai di vista i frutti del suo lavoro, per coccolarsi con una fugace carezza paterna il suo «Pupo».

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