Scaroni e Bisignani intercettati Il tema? I pettegolezzi di Draghi

Il numero uno di Eni svela al lobbista le indiscrezioni del governatore di Bankitalia su Tremonti: "Di Giulio mi ha detto delle cose pazzesche"

Scaroni e Bisignani intercettati  
Il tema? I pettegolezzi di Draghi

Roma - «Lascia perdere». Cioè, non parlare a Silvio Berlusconi di «Giulio» perché non è aria. Consiglio - difficile capire se e quanto richiesto - di Luigi Bisignani a Paolo Scaroni e parte di una conversazione telefonica intercettata dai giudici il 25 ottobre del 2010, mentre l’amministratore delegato di Eni stava andando ad Arcore per incontrare il premier. Il mediatore indagato ne dispensa anche altri e il manager risponde quasi sempre con mezze parole, con qualche eccezione che - con tutte le cautele di quando ci si trova di fronte alla trascrizione di chiacchierate informali - balza all’occhio, perché viene citato «Draghi» che, salvo omonimie, dovrebbe essere Mario Draghi, prossimo presidente della Bce e governatore di Bankitalia.
La telefonata comincia con Scaroni che sta andando ad Arcore. Bisignani gli spiega quale situazione troverà nella villa del premier. «È abbastanza giù - riferendosi al premier - molto polemico, molto polemico col tuo diretto interessato, però, insomma, lascerei perdere perché se no poi...». Scaroni non capisce chi sia il «diretto interessato», Bisignani gli spiega che si tratta di «Giulio», che non è difficile individuare come il ministro dell’Economia Tremonti. Scaroni conferma e aggiunge: «Oggi Draghi mi ha detto cose pazzesche di Giulio. E non so se ripeterle perché ho paura che glielo dica». Il contesto politico è quello della maggioranza che si riassesta dopo l’uscita di Fini e delle polemiche sulla giustizia. Bisignani si lancia in uno scenario. «Ormai la situazione è assolutamente fuori controllo, però qui bisogna che dia una scoc..». Poi consiglia a Scaroni di fare un discorso che «secondo me, lui può apprezzare». Se devi fare l’accordo sulla giustizia, «mettiti d’accordo con Fini e falla finita, se non è quella vai alle elezioni». La «cosa peggiore» è invece restare fermi «con tutti i ministri in rivolta», «andare avanti in questo modo». Quindi: «O tu fai l’accordo mangiando tutto quello che devi mangiare oppure chiudi la partita». Un discorso da fare anche perché all’estero «lo spettacolo» è quello di un «governo che non fa più niente, non funziona». Scaroni dice «E sì», non si capisce se per tagliare corto o perché condivide le tesi di Bisignani. In ogni caso non ha molta voglia di parlare di politica con Berlusconi quindi segue il consiglio del silenzio che l’interlocutore gli aveva dato all’inizio della telefonata. Il verbale di Bisignani al gip non regala molte sorprese: «Sulla candidatura di Papa ne parlai con Letta che lo conosceva e con Verdini che mi rispose: magistrati e avvocati sono ben accetti».

Su D’Agostino spiega: «Dagospia era un sito di gossip, poi Cossiga cercò di farlo diventare di notizie. Dicevo a D’Agostino di andare calmo, ero contrario a un certo tipo di articoli. Quanto a Masi gli suggerii di prendere la pratica Santoro e portarla in Cda. Se non te lo fanno mandare via, vai via tu».

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