Scaroni (Eni): «Con il Kazakistan troveremo la soluzione migliore»

da Mosca

In attesa dell’annunciata dichiarazione del primo ministro kazako Karim Masimov per oggi, sono proseguite ieri le trattative tra il governo di Astana e il consorzio Agip Kco guidato dall’Eni (-1,39% ieri in Borsa) per il progetto del giacimento petrolifero di Kashagan. L’iniziativa è stata sospesa per tre mesi a causa di ritardi e aumento dei costi.
Sembra comunque non esistere più il rischio di un cambio dell’operatore, come minacciato inizialmente dalle autorità kazake. E, stando al viceministro delle Finanze, Daulet Yergozhin, neppure di multe, almeno prima della fine delle trattative, che coinvolgono alcune delle principali società mondiali del settore e che hanno un termine di 60 giorni a partire dal 23 agosto, quando è stato imposto lo stop, anche con motivazioni ambientali.
L’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni, si è spinto oltre manifestando tutta la sua fiducia: «Ci sarà un negoziato e troveremo la soluzione migliore per tutti», ha commentato. E pure il ministro dello Sviluppo economico, Pierluigi Bersani, ha lasciato trasparire il suo ottimismo, assicurando che «siamo tutti quanti impegnatissimi a far sì che questa fase di criticità venga superata, ristabilendo piena comprensione tra il governo kazako e l’Eni». Difficile pensare, quindi, che la dichiarazione promessa per oggi dal premier sia esaustiva e definitiva. Tuttavia Yergozhin, che partecipa al negoziato per le questioni finanziarie, ha usato toni più concilianti, chiarendo che il governo kazako esige una compensazione e un piano operativo concreto, ma che non sta cercando di cambiare l’Eni come operatore del progetto. Quanto ai danni economici, ha annunciato che domani saranno quantificati anche se, in base ai suoi calcoli, «saranno superiori a 10 miliardi di dollari» per «l’intero periodo dello sviluppo del progetto».

Il viceministro delle Finanze ha poi criticato il lavoro di tutte le compagnie coinvolte, definendolo «insoddisfacente», e ha sollecitato la presentazione di «un piano operativo concreto per vedere come proseguiranno questo progetto».
Del consorzio Agip Kco fanno parte Eni, Total, ExxonMobil, Royal Dutch/Shell, ciascuno con una quota del 18,52%; ConocoPillips con il 9,26%; Inpex e Kazmunaihaz con l’8,33%.

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