Cronache

Scarpino, primo passo verso l’inceneritore A Sestri è già rivolta

Circoscrizione costretta a sospendere la seduta ma poi approva la centrale per il metano in discarica

Scarpino, primo passo verso l’inceneritore A Sestri è già rivolta

Francesco Gambaro

Via libera ieri dal parlamentino del Medio-Ponente alla realizzazione di una centrale elettrica da metano sopra la discarica di Scarpino. E a Sestri esplode subito la protesta dei comitati e delle associazioni ambientaliste. Che sventolano il loro no all'impianto di «valorizzazione energetica bio gas», il primo passo - sostengono gli abitanti inferociti - per la costruzione in futuro dell'inceneritore (o termovalorizzatore che dir si voglia) proprio sul monte Scarpino. Ma andiamo con ordine. C'è voluta ieri una seduta-fiume del consiglio di circoscrizione durata quattro ore e mezza e aperta al pubblico, per arrivare alla contestata approvazione del progetto di una centrale di produzione elettrica sopra l'attuale discarica di Sestri Ponente. Con 19 voti favorevoli e 6 contrari di Forza Italia, Alleanza nazionale e Verdi alla fine è passato il progetto tanto temuto dai residenti. «Perché prima dicono di voler chiudere la discarica e poi, però, tirano fuori questo piano di recupero energetico nella stessa area», sbotta la signora Alpa, presidente dell'associazione «Amici del Chiaravagna». Non basta.
Perché il progetto della nuova centrale elettrica (affidato in project financing dall'Amiu alla società Asja) prevede anche la costruzione di una palazzina per ospitare i dipendenti attuali dell'Amiu e i tecnici che lavoreranno nel nuovo impianto. E un piano dell'edificio sarà invece destinato ai visitatori della discarica con un'area parcheggio per i pulmann in visita a Scarpino. Come dire: la discarica non lascia, anzi raddoppia. D'ora in poi sarà anche un'«attrazione» turistica. «Eh si è proprio il nostro fiore all'occhiello», mugugna un residente quando Ferruccio Bommara, consigliere dei Democratici di sinistra illustra i termini del progetto tra gli sguardi increduli della platea. Il consigliere dei Ds spiega che il «progetto ha lo scopo di implementare l'impianto esistente di intercettazione del gas metano dalla discarica, attraverso la realizzazione di 69 pozzi e la riduzione di anidride carbonica». La gente mugugna. Bommara insiste: «Tutte le discariche producono biogas (metano) che va bruciato nell'atmosfera. E anche se chiude Scarpino ci vorranno venti anni per disperdere tutto il gas nell'atmosfera». Tradotto: la nuova centrale elettrica s'ha da fare. «E invece no!», tuona Anna Stramiglioli, del comitato anti-inceneritore di Genova. «Noi chiediamo che venga rimandato il parere della circoscrizione sulla centrale di produzione elettrica da gas metano. Prima vogliamo avere dal Comune il quadro complessivo sulla politica dei rifiuti urbani, che fino ad oggi non si è ancora visto». Il timore - sostiene la donna - è che il nuovo impianto sia «propedeutico alla costruzione dell'inceneritore qui a Scarpino». Richiesta vana. Alle 17.27 Stefano Bernini, presidente della circoscrizione, sospende la seduta per cinque minuti, per convocare i capigruppo della maggioranza. C'è da votare anche l'ordine del giorno presentato dal consigliere di Alleanza nazionale Silvano Battini, che chiede (come la maggior parte dei residenti in assemblea) la sospensione del parere sulla centrale elettrica. «Per conoscere la data certa di chiusura della discarica e il sito dove l'Ato (l'assemblea dei sindaci) intende costruire il termovalirazzatore». I cinque minuti di Bernini diventano venticinque. Alla fine l'ordine del giorno del consigliere Battini viene respinto e passa, invece, il parere favorevole alla nuova centrale elettrica. Con l'aggiunta però di alcune condizioni snocciolate dal presidente del parlamentino: «Pericu venga qui a Sestri a illustrare il percorso dei rifiuti ai sestresi. E sia concessa alla circoscrizione la possibilità di partecipare all'Ato». Bernini propone anche un tavolo di lavoro per i cittadini e le associazioni ambientaliste. «Bastasse solo quello...

», mugugnano gli abitanti uscendo dal consiglio.

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