Scarseggiano i farmaci oncologici in gran parte delle regioni italiane

Molte le criticità che caratterizzano l'accesso ai farmaci salvavita per i malati italiani colpiti da tumore. Oggi solo in quattro Regioni (Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia-Giulia e Marche) e nella provincia di Bolzano, vengono recepite immediatamente le indicazioni registrative della Agenzia Italiana del Farmaco(Aifa). In tutte le altre i nuovi farmaci oncologici non vengono resi disponibili ai malati fino a quando e solo se sono stati nuovamente valutati positivamente da Commissioni tecnico scientifiche regionali. Il farmaco antitumorale viene introdotto dopo un tempo variabile che in alcune regioni raggiunge i 50 mesi. Questi temi sono stati trattati durante un incontro dedicato al «Farmaco e sostenibilità nella cura del paziente oncologico», tenutosi a Roma, presso Palazzo Marini (Camera dei deputati), organizzato congiuntamente da Favo, dall'Associazione Italiana Oncologia Medica (Aiom), e dalla Società Italiana di Ematologia (Sie). Nel nostro Paese 2 milioni e 800mila persone vivono con una diagnosi di tumore, 366mila i casi accertati nel 2013. Le varie commissioni regionali sono inutili duplicati. «Il decreto Balduzzi – spiega il professor Francesco De Lorenzo, presidente Favo - avrebbe dovuto eliminare le inaccettabili disparità di trattamento nelle varie Regioni e assicurare ovunque la disponibilità dei farmaci innovativi. Ma, a oggi ciò non è avvenuto. La battaglia è stata vinta solo sulla carta, le Regioni continuano a limitare l'accesso alle terapie salvavita».

Pierpaolo Vargiu, presidente della commissione affari sociali della camera ha affermato che è a rischio l'equità del sistema sanitario.Emilia De Biasi, presidente della commissione sanità del senato, ha appoggiato le richieste di oncologi e pazienti.

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