Chiuso un romanzo, ne apre un altro. Ivan Basso è fatto così: tutto famiglia e ciclismo. Aumentano le maglie rosa, aumenta la famiglia. «Micaela è incinta, aspettiamo il terzo pargoletto, la famiglia si allarga e io sono felice come non mai. Era un anno e mezzo che lo cercavamo, la notizia me l’ha data alla vigilia dello Zoncolan. Il giorno dopo mi sono scatenato».
Ivan Basso è il manifesto della serenità, della felicità e della consapevolezza di chi sa di svolgere il lavoro più bello del mondo. «Io amo il mio mestiere dice il varesino -. Io sono nato per andare in bicicletta. Io adoro programmare, pormi obiettivi e traguardi. Chiuso il Giro, io domani (oggi per chi legge, ndr), prenderò in mano la guida del Tour. Quello è il mio prossimo traguardo, quello è il mio prossimo obiettivo. Al momento non so nulla, non conosco una sola tappa. So solo che parte da Rotterdam (in Olanda, come il Giro partito da Amsterdam, ndr) il 3 luglio prossimo. Gimondi dice che faccio male a correrlo? Io lo rispetto, perché è un grande ed è una persona molto perbene, ma io so quello che faccio. Soprattutto non vedo l’ora di tornare in Francia, dopo quello che è accaduto nel 2006 (cacciato da Strasburgo, per il suo coinvolgimento nell’Operacion Puerto, ndr). Voglio tornare a testa alta, nella corsa più importante del mondo. Voglio soprattutto restituire al Tour quello che il Tour ha dato a me».
Ivan sa soprattutto che dovrà vedersela con Alberto Contador, il numero uno dei Grandi Giri. «Alberto è un vero fuoriclasse, uno che in questi quattro anni non ha fallito un solo colpo. Quando parte in una corsa a tappe la vince. Io però so di poter competere con lui e sono pronto alla sfida. Io soprattutto ci credo ed è giusto che ci provi. Ritroverò Cadel Evans, Carlos Sastre, troverò i fratelli Schleck, Menchov, Armstrong, Gesink, tanti altri corridori molto forti. Voglio tornare ad essere protagonista anche in questa corsa, nella gara che mi ha dato una dimensione mondiale, e dalla quale io sono uscito quattro anni fa malamente». Del Giro parla poco: è già tutto in archivio. Lui è già proiettato oltralpe. «Il Giro è stata una corsa dura e credo spettacolare. A L’Aquila la situazione si è complicata e non è stato semplice rimediare.
Oggi però il Giro è archiviato. Io sono abituato a guardare avanti e vedo un Tour che mi solletica non poco. So perfettamente che non sarà per nulla semplice, ma nel ciclismo non c’è nulla né di semplice né tantomeno di scontato. Tornerò in Francia con la massima umiltà, come ho fatto qui in Italia. Io so che devo riconquistare l’affetto dei tifosi.
L’unico modo che io conosco per farmi perdonare è quello di correre, con impegno e determinazione. Con passione e trasparenza. A rompere il giocattolo ci ho impiegato un attimo, a ricostruirlo ci impiegherò un po’ di più. Ma sento che i pezzi si stanno rimettendo al loro posto».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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