Allarme rosso...nero. A Milanello è scattato da qualche giorno, al ritorno dal viaggio romano con la Lazio, chiuso con una inattesa e rovinosa sconfitta. Da allora la sequenza è diventata inquietante: due sconfitte, con Lazio appunto e Juventus in semifinale di coppa Italia, un pari col Napoli macchiato dallo schiaffo di Ibrahimovic squalificato per tre turni. «Nervi saldi» è la parola dordine di Allegri, costretto a fare i conti con una emergenza che sta diventando vera e propria epidemia senza piangersi addosso: cè più di metà della rosa fuori uso e un paio di squalificati a centrocampo (Nocerino in coppa e Van Bommel in campionato) sono considerati un aiuto della sorte per far rifiatare a turno uno dei quattro amici al bar, i quattro centrocampisti superstiti costretti a giocare sempre a causa delle assenze nel settore. «Studi dellUefa dimostrano la correlazione tra numero di infortuni e risultati sportivi, noi abbiamo il maggior numero in Italia ma sono tutti diversi e non sappiamo con chi prendercela» è lanalisi di Adriano Galliani, reduce dalla battuta polemica riservata allarbitro Mazzoleni e al ridotto recupero, appena 2 minuti («noi non pecchiamo, lo lasciamo fare agli altri») ma pronto a puntellare il morale del gruppo, precipitato sotto i livelli di guardia («nessuno scoramento, a ranghi completi siamo i più forti, daremo filo da torcere, il nostro obiettivo è arrivare alla seconda stella prima dellInter»). Sullargomento è intervenuta anche Barbara Berlusconi per reclamare lappoggio dei tifosi, «abbiamo bisogno del loro sostegno, non è lora delle polemiche e delle critiche», prima di chiudere con lincoraggiamento collettivo, «siamo in corsa per raggiungere tutti gli obiettivi».
Ma proprio in questi giorni, lallarme rosso..nero può trasformare il mese di febbraio nella fine dei giochi e dei sogni di gloria. Perchè la finale di coppa Italia è largamente compromessa dalla sconfitta di San Siro, il ritardo in campionato può accentuarsi tra Udine e Cesena senza Ibra, e larrivo dellArsenal senza altri rinforzi dallinfermeria (solo Boateng e Pato potrebbero venire utili per la panchina) può solo accentuare i tormenti e le difficoltà patite dai milanisti, a corto di ricambi e perciò senza la vivacità fisica che sarebbe indispensabile. «Gli infortuni sono un alibi per una stagione non per una partita» lobiezione orgogliosa di Massimo Ambrosini è una sorta di monito lanciato al proprio spogliatoio. Il capitano dei berlusconiani ha il dono di parlare chiaro e di parlare a bassa voce facendo tremare i muri. «La sfida di coppa Italia ha dimostrato le piccole differenze che ci sono tra noi e la Juve: dobbiamo ritrovare la cattiveria agonistica che avevamo nella passata stagione» è il suo monito, condiviso peraltro dallo stesso Allegri. Sono le motivazioni, feroci, a scavare il solco con la grande rivale bianconera.
In Friuli il Milan depresso e senza vitamine, è anticipato da una bella striscia di lezioni (non vince da quattro anni, ultimo successo griffato Gilardino, nel 2008, con Ancelotti in panchina): non avrà Ibra, forse riuscirà nellintento di recuperare Abbiati in porta e Abate laterale destro e dovrà affidarsi alla strana coppia di attaccanti (El Shaarawy-Robinho) per tentare di evitarsi un altro passo falso. Proprio il finale elettrico tra Ibra e Storari ha sotterrato i rapporti diplomatici tra i due club. A Chiellini che aveva invocato la prova tv per lo svedese, negata dal procuratore federale, ha replicato lo stesso Ambrosini. «Chi sbaglia è giusto che paghi ma certe espressioni sono antipatiche e fuori luogo, noi calciatori ci impegniamo a tenere i toni bassi e invece cè chi va in sala stampa a fare la spia» la stoccata rifilata dal milanista al nazionale di Vinovo che è riuscito in un record storico, a far indispettire persino un tipo placido come Mauro Tassotti, assistente di Allegri, a fine gara. Per fortuna linteressato al battibecco con Ibra, Marco Storari cioè, accusato di non aver ammesso il suo tocco in angolo, ha spento tutti i fuochi con una frase semplicissima: «Sono cose che capitano».
«A Udine dobbiamo dare un segnale»: lultimo strattone inferto da Ambrosini al Milan, che arranca pericolosamente e che rischia di allontanarsi in modo pericoloso dalla Juve prima del rendez-vous del 25 febbraio, è di quelli che possono lasciare il segno. Quando torneranno gli infortunati potrebbe essere troppo tardi. Serve la reazione orgogliosa intravista col Napoli (quando sono rimasti in dieci) o contro la Juve dopo il primo affondo di Caceres.
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