Potente e pop, cinematografica e vertiginosa: per la musica, il ritmo swing (in cui si alternano satira, ironia beffa, tragedia, violenza e lampi improvvisi da operetta), le videoproiezioni in bianco e nero, i continui cambi di scena, l'alternarsi dei piani temporali (si comincia con la confessione dei delitti da parte della protagonista) e per la trama, una storia di sesso, passioni, soprusi, sangue, erotismo e vendetta. Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk di Dmitrij Shostakovich scelta per la Prima alla Scala ha stravinto la scommessa. Nonostante una serata sottotono per il parterre politico (mancavano il presidente Mattarella e la premier, ma come diceva Dino Buzzati, "Snobbare la Scala è un lusso che possono permettersi solo dei grandissimi signori"), e forse anche mondano (il più inseguiti dai fotografi erano Pierfrancesco Favino, Achille Lauro e Mahmood, per dire) oltre che per le proteste particolarmente spente fuori dal teatro (sindacati e ProPal, niente di nuovo), la attesissima Lady di Dmitrij Shostakovich, fra dramma e humour nero, ha conquistato tutti e tutti hanno applaudito tutto (per più di 11 interminabili minuti): il maestro Riccardo Chailly, alla sua dodicesima e ultima Prima, il regista Vasily Barkhatov (che trasporta la vicenda dalla casa contadina di un villaggio russo dell'800 in un elegante ristorante art decò nella Mosca degli anni Cinquanta), ovviamente i cantanti, e soprattutto il soprano statunitense di origini polacche Sara Jakubiak, una Lady strepitosa per crudeltà e dolore; le scene, con un parallelepipedo alto otto metri e largo quindici, a due piani, che scorre dentro e fuori dal palcoscenico, mentre la stazione di polizia sale e scende (i due architetti che siedono accanto a noi, Stefano Boeri e Mario Botta, promuovono a pieni voti); e poi l'orchestra, i costumi, il coro... E per quello che vale, va registrato anche il record di incassi, il più alto della storia di tutti i 7 dicembre scaligeri: 2 milioni e 600mila euro. E così, alla fine, erano tutti ammirati e felici: ovviamente il sovrintendente Fortunato Ortombina, il ministro della Cultura Alessandro Giuli, il sindaco Beppe Sala, la senatrice Liliana Segre, Mario Monti e Fedele Confalonieri, inossidabile, e cantanti, imprenditori, melomani riservati e principianti presenzialisti, politici di lungo corso e vip dal fiato corto... L'unico scettico è Federico Mollicone, presidente della commissione Cultura della Camera: "È un'opera anti-stalinista, e mi aspettavo solo che uscisse il pasticciere trotzkista di Nanni Moretti ironizza -, ma sono perplesso sulla scelta dell'opera come Prima perché stride con i valori di rispetto delle donne".
Ecco, le donne. Anzi: la donna. Katerina Izmajlova, dark Lady impressionante per forza del desiderio e follia autodistruttiva, più carnefice che vittima, borghese di provincia in un distretto sperduto della Russia, annoiata dal matrimonio con un marito che non ama, sempre in giro per affari. Umiliata e molestata dal suocero, inizia una relazione con un giovane garzone sciupafemmine, innamorandosene alla follia, senza badare ai pregiudizi della società del tempo e finisce, nell'ordine, con: avvelenare il suocero Boris (con funghi che qui non finiscono nella zuppa ma in un milanesissimo risotto), strangolare il marito tradito (ma nel racconto originale di Nikolaj Leskov uccide addirittura un nipotino che le contende l'eredità) e nel finalissimo dopo l'arresto e la deportazione in Siberia si suicida dandosi fuoco, in una scena incredibile dentro un teatro, assieme alla rivale d'amore di cui si è invaghito il suo amante (nel racconto si butta nelle acque ghiacciate di un fiume). Tutto sommato, ne fa persino peggio della sua collega scespiriana. Certo, il libretto smorza molto la violenza della novella di Leskov (cercando di trasformare una sanguinaria pluriomicida senza pietà in una donna appassionata, libera e emancipata...), ma anche qui di orrori ne rimangono abbastanza. Da cui il warning sui tablet delle poltroncine per avvisare che "alcune scene potrebbero urtare la sensibilità degli spettatori".
In ordine di apparizione: amplessi sul tavolo del ristorante, la cuoca abusata dal branco di maschi nelle cucine del medesimo, le frustate al garzone tentatore, lo stupro di "Lady" Katerina da parte delle compagne di prigionia in Siberia...Considerata un capolavoro assoluto del '900 musicale, adorata e censurata (da Stalin), studiata e dimenticata per anni, la Lady Macbeth del distretto di Mcensk è tornata. In trionfo.