Sintonia crescente tra Pdl e Lega, che si preparano anche a trovare una sede unica del comitato elettorale. A sorpresa il numero due del Pirellone è stato concordato, deciso e comunicato in un incontro con il presidente della Regione, Roberto Formigoni. Sarà Andrea Gibelli, ex capogruppo della Lega alla Camera, parlamentare dal 1994, architetto, competente in questioni di urbanistica e infrastrutture, attualmente presidente della commissione Industria e Attività produttive della Camera.
Gibelli, originario di Lodi e già consigliere provinciale, sarà anche il numero due del listino bloccato, subito dopo Formigoni. Segue Monica Rizzi, che lascia libero il collegio di Brescia a Renzo Bossi: evidentemente per lui si punta a fare il pieno di voti. Il figlio del Senatùr andrà a caccia di preferenze soprattutto in Val Camonica, tra il lago d’Iseo e Ponte di Legno, dove trascorre le vacanze sin da quando era bambino. E ancora nel listino Cesare Bossetti, Mario Cavallin, l’assessore alla Sanità, Luciano Bresciani, e il presidente del consiglio regionale, Giulio De Capitani.
Roberto Castelli, sottosegretario alle Infrastrutture con delega all’Expo, correrà da sindaco di Lecco e ha già spiegato che manterrà entrambi gli incarichi: «Non lascerò il ministero perché stiamo gestendo infrastrutture per 12 miliardi per l’Expo. Mi organizzerò in modo da fare tutte e due le cose rinunciando a quel poco tempo libero che mi resta». Altero Matteoli, ministro dei Trasporti e sindaco di Orbetello, ha già espresso la sua solidarietà: «È stato molto carino, mi ha telefonato per farmi i complimenti e mi ha incoraggiato per andare avanti in questa scelta».
A Varese guiderà le liste della Lega Luciana Ruffinelli. Arrivano dal Varesotto anche Mario Cavallin e Cesare Bossetti: i due iscritti nel listino bloccato sono militanti padani da sempre, attacchini della prima ora, abituati a stare dietro le quinte e adesso destinati a un posto sicuro al Pirellone.
Lotta difficile tra candidati a Milano. Saranno in corsa il capodelegazione della Lega, Davide Boni, l’assessore alla sanità, Luciano Bresciani (il cui nome è presente anche nel listino, che gli garantisce praticamente la certezza di tornare in consiglio regionale) e l’assessore comunale al Turismo, Massimiliano Orsatti, evidentemente destinato a un trasloco da Palazzo Marino al Pirellone.
La decisione destinata a fare più scalpore resta la candidatura di Renzo Bossi. Contro di lui si sono già scatenate polemiche di ogni genere. A difenderlo è Roberto Csatelli: «Si dovrà presentare di fronte agli elettori e io credo che questo sia un atto di coraggio per un ragazzo che ha poco più di vent’anni e si appresta ad affrontare la campagna elettorale. Io davanti a questa scelta mi tolgo tanto di cappello e gli faccio gli auguri».
Secondo Castelli, non sempre avere un cognome famoso è un vantaggio, a volte può diventare un problema, anche se è difficile sostenere che in questo caso lo sia. «Avere dei grandi padri in alcuni casi può essere molto pesante oppure può temprare. Credo che nel caso di Renzo valga la seconda opzione, lui è temprato - spiega Castelli -. Capirei la critica se fosse stato inserito nel listino, invece è scaraventato nell’arena di fronte agli elettori. Dovrà mettere tutta la sua forza».
Il viceministro respinge il paragone con altri figli d’arte della politica agevolati dall’avere il padre giusto: «In quei casi venivano inseriti in liste bloccate. Non è il caso del figlio di Umberto Bossi, che dovrà affrontare la campagna elettorale».