In scena al Duse Poker di Tarantino con i senza speranza

Per raccontare i «Quattro atti profani» di Walter Malosti non si può non cominciare dalla scena, assolutamente determinante per l'interpretazione e costruzione di tutto lo spettacolo. Sotto un cielo apocalittico nel quale si erge una croce- traliccio con la scritta pagana Inps, spicca una vecchia cabina telefonica dentro la quale stanno cianfrusaglie e vestiti. Questo rudere incastonato in una desolata collina fa risaltare il senso di abbandono e solitudine nei quali vivono e agiscono i personaggi tratteggiati ad arte di Antonio Tarantino, autore dei quattro testi separati poi riuniti dall'editore sotto il nome che anche il regista Malosti ha usato per lo spettacolo.
Ogni dettaglio della straordinaria scenografia di Botto e Bruno è atto a condurre in un purgatorio senza scampo immerso in un grigiore di quella collina-golgota dalla quale sbucano gli attori protagonisti di Stabat Mater, Passione secondo Giovanni, Vespro della beata Vergine, Lustrini, che cercano di muovere i loro incerti passi verso una passione laica che non porta certo alla redenzione.
Così dalla cabina ripostiglio esce fuori Maria Croce, una prostituta ragazza madre, immigrata dal sud, che passa il tempo a convincere sé stessa e gli altri delle capacità avute nel crescere il proprio figlio, mentre da una botola sul colle spurga lo schizofrenico Io-Lui che si aggira nel suo Getsemani con fare amletico credendo di essere Cristo. Sopraggiunge poi un padre che piange il proprio figlio suicida, ma che finisce per piangere se stesso per non essere riuscito ad aiutarlo. A chiudere il cerchio il dialogo irriverente e sarcastico fra due vagabondi compagni di bevute ma anche di vita che nell'attesa di spillare soldi ad un ricco professore sanno anche dire che «Se hai coscienza, al mondo ti impiccano».
Tutti personaggi abbandonati, che restano soli a raccontare il proprio passato sofferente, principale causa del malessere che li opprime.


Quella di Tarantino è la lingua dei disgraziati, lo slang degli sbandati, il repertorio di chi è ai margini della società che vive in un mondo nascosto, ben tradotti dalla regia che si avvale di un ottimo cast di attori tra i quali emerge Maria Paiato, non a caso vincitrice dell'ultima edizione del premio Eleonora Duse.
Lo spettacolo sarà in scena fino a domenica 28 al Duse.

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