Da una parte ci sono la Cgil e la Cisl. Dall’altra la Uil. In occasione della marcia sul lavoro organizzata per sabato pomeriggio, i sindacati si dividono e a Milano scende in piazza la spaccatura delle organizzazioni confederali. La notizia è che c’è una rottura all’interno delle sigle. Il risvolto politico è che negli schieramenti, questa scissione riflette un rovesciamento delle carte rispetto a quanto accaduto la scorsa settimana, quando era stato firmato il contratto dei metalmeccanici. Giovedì scorso, erano state la Cisl e la Uil a sottoscrivere l’intesa sulla contrattazione nazionale per i lavoratori. Mentre la Fiom-Cgil si era tenuta fuori, avendo già rifiutato la cornice dell’accordo siglato da Confindustria, Cisl e Uil nello scorso gennaio. Di più, per il segretario generale della Fiom, Gianni Rinaldini quello appena approvato si configurava come un «colpo di stato», un accordo su una piattaforma mai convalidata dagli operai. Passano cinque giorni appena, e la Uil Lombardia decide di non aderire alla manifestazione indetta da Cisl, Cgil, Acli e Arci su lavoro, crisi, occupazione e welfare. E le sigle si dividono.
«Noi avevamo proposto di preparare l’iniziativa contro la crisi insieme ai delegati per discutere con loro i contenuti, prima di scendere in piazza», spiega il segretario della Uil Lombardia, Walter Galbusera. Una manifestazione che preceda la piattaforma è una soluzione incomprensibile e controproducente, continua il dirigente. Non solo: «Il tema contro la crisi deve comprendere i rinnovi contrattuali, argomento invece che secondo la Cgil non era da inserire. Sarebbe stato un elemento di polemica interno dopo quanto accaduto con i metalmeccanici». Un ragionamento inaccettabile per la Uil: se si tiene fuori un argomento fondamentale come il rinnovo dei contratti nazionali, allora non c’è unità per fare una proposta comune. Senza contare che Cisl e Cgil hanno rifiutato di far parlare in piazza i segretari nazionali per paura di essere fischiati. Ma il punto è un altro. La domanda da farsi è se dopo un’iniziativa così, il sindacato sarà più o meno forte di prima. «La spaccatura si potrà ricucire, certo. Anche la scissione di Livorno è finita nel nulla. Però al momento c’è una rottura. E nel mondo sindacale questa è una grande notizia. La Cisl è d’accordo con i metalmeccanici, ma nell’iniziativa specifica c’è stato un rovesciamento delle carte. Una tattica per accreditarsi al mondo del lavoro e per la prima volta si allea da sola con la Cgil Lombardia». È un po’ come dire che mentre a Roma Bonanni è impegnatissimo in una battaglia con Epifani, in Lombardia succede qualcos’altro.
«Dobbiamo abituarci ad un pluralismo all’interno del sindacato che ci fa anche bene. La stagione dell’unità è finita. In questo momento c’è una divisione sul modello contrattuale. Ma il tema di chi perde il posto di lavoro è al di sopra delle spaccature», ribatte Gigi Petteni, segretario generale della Cisl Lombardia che andrà in piazza sabato per far vivere le ragioni del mondo dell’occupazione e non per contestare qualcuno. Nella vita si deve pur rischiare, aggiunge Petteni, e se arriveranno i fischi, non lo spaventeranno di certo.
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