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«Scendo in campo per dare un segnale forte alla città»

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«È una competizione vera, seria, quella fra me e Vittorio Malacalza, per la guida di Confindustria Genova. Il fatto che si confrontino più candidati è un buon sintomo di vitalità ed anche un segnale forte alla città»: così Giovanni Calvini, presidente di giovani industriali genovesi, commenta la propria candidatura al vertice dell’associazione di categoria. E aggiunge: «Per me non è stato facile accettare di scendere in campo, ma l’ho fatto anche per corrispondere alla fiducia di chi mi ha proposto, nella prospettiva di interpretare l’esigenza di rinnovamento che è molto sentita in ambito confindustriale. Ho già ottenuto molti consensi. È vero che Malacalza ha ottenuto in passato un numero consistente di voti, ma ora si gioca una nuova partita. Sono fiducioso, non corro per onor di firma». Le considerazioni sulla imminente «battaglia» per la presidenza, mentre sono in corso le consultazioni dei tre «saggi» di Confindustria, arrivano in occasione della presentazione di una iniziativa di cui lo stesso Calvini è promotore e protagonista: il convegno «Genova internazionale 08», prima tappa di un itinerario che punta a individuare esigenze e risposte per rafforzare la formazione internazionale dei giovani e preparare una classe dirigente aperta ai mercati globalizzati, facendo di Genova un polo d’attrazione per i centri direzionali di società multinazionali.
Ne parlano Calvini ed Enrico Botte, della Commissione Education dei giovani imprenditori di Confindustria: l’incontro-tavola rotonda, che si svolgerà martedì prossimo ai Magazzini del Cotone, vuole «sottolineare le potenzialità di Genova e quelle per l’indotto». Le valutazioni al centro del convegno, che vuole diventare un appuntamento a scadenza annuale, partono infatti da interviste ai responsabili di una decina di multinazionali presenti a Genova con oltre 10mila dipendenti di cui più di mille stranieri.

La ricerca, in particolare, ha già evidenziato la carenza di infrastrutture per i dirigenti che vogliano installarsi a Genova, la scarsa conoscenza della lingua inglese dei giovani genovesi e la mancanza di relazione tra scuola e imprese.

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