Cittadella (Padova) - L’informazione di garanzia è arrivata l’altra sera nell’ufficio di Massimo Bitonci, nel cuore del paese cinto da una cerchia di mura medievali che adesso diventeranno il simbolo del no agli sbandati. Il capo della Procura se la prende in particolare con la commissione comunale che dovrebbe valutare le richieste di residenza. Ne fanno parte il sindaco, il responsabile dell’anagrafe e il capo dei vigili: se tra le domande si trova qualche soggetto socialmente pericoloso, questi viene segnalato a prefetto e questore. Il procuratore Pietro Calogero sospetta che il sindaco abbia superato i propri poteri. Bitonci replica che non ci sono sostituzioni di ruoli, perché la commissione comunale si limita a segnalare i casi alle forze dell’ordine lasciando a loro il compito di decidere che cosa fare.
Ieri il quarantaduenne primo cittadino leghista è saltato da una riunione all’altra. In tasca teneva un parere legale che lo metterebbe al sicuro: primo, il reato contestato si configurerebbe soltanto se l’usurpatore di funzione pubblica ha agito per fini esclusivamente propri in contrasto con quelli della pubblica amministrazione; secondo, è lo stesso decreto Amato a prevedere «limitazioni al diritto di ingresso per motivi di ordine pubblico o di pubblica sicurezza»: «E questo è il nostro scopo, segnalare i soggetti socialmente pericolosi senza specificare se siano cittadini comunitari o no e senza sostituirci a nessuno».
L’iniziativa della procura ha reso ancora più popolare Bitonci e gli ha appuntato ufficialmente sul petto la stella di sindaco sceriffo. Ma l’ordinanza di Cittadella, lunga otto pagine e infarcita di citazioni di leggi regolamenti e decreti vari, non è la prima né l’unica del genere. A Chioggia, dove fino a pochi mesi fa il sindaco era di sinistra, da tempo si pretende un reddito minimo di 5.000 euro per i cittadini comunitari che chiedono la cittadinanza. Ad Azzano Decimo (Pordenone) il sindaco firma oggi un’ordinanza che pone la soglia di reddito anche per gli italiani. Perfino a Padova, guidata dal diessino Flavio Zanonato, valgono le stesse condizioni: una commissione decide se concedere la residenza in base a una serie di criteri tra cui il reddito.
E nel capoluogo si è aperta una violenta polemica nello stesso centrosinistra. L’assessore all’anagrafe Gaetano Sirone (Sdi) ha definito l’ordinanza di Cittadella «la scoperta dell’acqua calda». La sua collega delegata all’immigrazione, Daniela Ruffini (Prc), gli ha ribattuto a muso duro: «Vogliamo forse fare i piccoli imitatori di politici razzisti e xenofobi?». Una posizione «inqualificabile» secondo i Verdi: «Perché Rifondazione inveisce contro Bitonci e non fa lo stesso con Zanonato?», protesta la capogruppo Aurora D’Agostino.
Il ministro Giuliano Amato ha detto ieri che «non si può fare di Cittadella una repubblica diversa dalle altre». Gli ha replicato il governatore veneto Giancarlo Galan: «Caro ministro, siamo stufi delle prediche.
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