Lo sceriffo Tommy Lee Jones indeciso tra Colt e pensione

Un sottile umorismo e qualche buona trovata nel western crepuscolare in concorso «No Country for Old Men» diretto dai fratelli Coen, un po’ ripetitivi

Lo sceriffo Tommy Lee Jones indeciso tra Colt e pensione

da Cannes

Nel cinema nulla si butta. Tommy Lee Jones ha vinto nel 2005 il premio d'interpretazione a Cannes con il suo Le tre sepolture, dove recita da guardia di frontiera in Texas al confine col Messico? E Tommy Lee Jones torna nel 2007 a Cannes, in concorso, con No Country for Old Men («Non è un paese per vecchi») dei fratelli Coen, tratto dal romanzo di Cormac McCarthy (Einaudi), dove recita da sceriffo in Texas al confine col Messico...
Entrambi i film non ci sarebbero stati se non ci fosse stato Voglio la testa di Garcia di Sam Peckinpah: Le tre sepolture talora lo ricalcava; No Country talora ricalca Ricercati: ufficialmente morti di Walter Hill. Ma ci sono anche altri echi. La sensazione di assistere a un’erudizione, più che a una proiezione, è fondata.
Che cosa mettono i Coen di loro e non di memoria in No Country? Un umorismo secco e tagliente, più esplicito di quello del romanzo. Poi una buona trovata: prendere lo spagnolo Javier Bardem e farne non un trafficante di droga messicano, ma un sicario fatalista di imperscrutabile origine, che ha lo stesso tono di voce e la stessa effeminata pettinatura di James Earl Jones in Conan il barbaro.
È ciò che capita ai cinefili quando scrivono e dirigono un film: scambiano per loro quel che è di altri. Ma ognuno dà quel che ha e dopo un po’ può solo citarsi o citare. Del resto i film precedenti dei Coen, Prima ti sposo poi ti rovino e Ladykillers, che non erano scritti da loro, erano perfino più ambiziosi e altrettanto meccanici. I Coen si ripetono, come capita quasi sempre con il cinema autoriale, quello cioè dove il regista scrive ciò che gira. Caso mai stupiscono giurie come quella che, per evidenti ragioni politiche (criticare i limiti all’immigrazione), premiò Le tre sepolture, oltre che per l'interpretazione, per la sceneggiatura!
Comunque, al terzo giorno di Festival, con No Country si è visto il primo film che potrà avere in Italia, oltre a una distribuzione, anche un'attenzione di pubblico. Sulla scia del loro Fargo, i Coen tornano al cinema di genere in versione colta e ci sono minuti, specie iniziali, piacevoli. Dopo, la vicenda inanella ripetizione di situazioni: la caccia che trafficanti di droga danno a un saldatore (Josh Brolin) che s'è imbattuto in due milioni di dollari.
Ma quando un poveretto crede di trovare una fortuna è solo perché non sa che, dietro di essa, si cela una sfortuna. E poi, se i poveretti sono tali, c'è un perché: hanno il cuore tenero e sarebbero disposti perfino, come il nostro saldatore, a dissetare un ferito al ventre. Non avendo l’acqua, la va a prendere e torna. Errore fatale , non tanto per il ferito, intanto morto, ma per lui... L’incognito, che lo copriva, finisce così. E comincia il film, fuga verso il destino che il boia di Bardem scruta attraverso il lancio di una monetina. E il film aderisce a questa logica fatalista: ogni personaggio che vaga per il deserto o per le cittadine dei dintorni è un morto che cammina.
Ci si può chiedere che cosa abbia a che vedere il titolo con il contenuto. Il titolo si spiega col fatto che - nel romanzo e nel film - la vicenda è raccontata dal maturo sceriffo, discendente a sua volta di sceriffi, dunque abituato a gente che uccide. Ora però - è il 1980 - si uccide di più e più caoticamente. E lo sceriffo si sente un sopravvissuto, posto davanti all'alternativa o di diventare come gli assassini che ha di fronte, o di andare in pensione.
Quando non è un poliziesco desertico, No Country è un western crepuscolare. Ma in un momento o nell'altro ci si ricorda sempre che - attraverso gli emarginati in lotta per una valigia di dollari - parlano intellettuali, come Mc Carthy e come i Coen.
Invece che ridurla l'impronta «alta» del libro, il film l'accentua.

Se poi il personaggio principale è un saldatore, ci si domanda perché conosca, senza mai andare al cinema, astuzie da agente segreto (o almeno da investigatore privato), ma ignori la prima cautela di chi incappa in soldi non suoi: non tornare dove li ha trovati.

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