Schiamazzi e birra, la festa Ecuador mette nei guai la parrocchia

Musica a tutto volume, bottiglie di birra vuote spaccate sul marciapiede, schiamazzi continui dalle dieci della sera e fino all’alba. Come succede ormai in diverse parti di Genova, il week end degli ecuadoriani festanti sta diventando un problema di ordine pubblico con migliaia di genovesi che perdono il sonno, e la pazienza, dietro alle feste chiassose delle comunità sudamericane. Un rito, una consuetudine che si ripete continuamente. Di solito sono discoteche e circoli privati ad ospitare gli incontri del fine settimana; questa volta, invece, è addirittura la chiesa parrocchiale a dare spazio agli inquieti sudamericani.
A Certosa, la chiesa del Borghetto si è trasformata da qualche mese a questa parte nel palcoscenico per i raduni delle tante famiglie ecuadoriane che vivono nel quartiere. Ad offrire loro gli spazi è stato il parroco don Alfonso Carrea che ha prestato gli spazi del teatrino della comunità. Spazi usati con scarsa cura dalle famiglie ospitate che, per settimane, ogni week end sono andate oltre ogni eccesso alzando la musica a tutto volume, facendo chiasso anche sulla piazzetta all’aperto a ridosso dei locali e venendo, a volte, anche alle mani per piccole zuffe tra loro.
La chiesa del Borghetto sorge proprio al centro del quartiere di Certosa, incastrata tra i palazzi, a stretto contatto quindi con centinaia di residenti. In molti, per settimane, hanno provato con educazione a chiedere alla parrocchia di controllare la situazione, senza aver ottenuto nessun effetto. «Diversi di noi si sono recati in chiesa per chiedere al parroco di non concedere più gli spazi ai sudamericani - lamentano i residenti -. Ma non ci sono stati a sentire: d’estate con le finestre aperte il disagio è ancora più forte, addirittura intollerabile visto il volume in cui tengono la musica o alzano la voce».
La situazione è degenerata del tutto sabato sera quando alcune persone nel cuore della notte, non riuscendo a dormire per il chiasso, avrebbero provato a chiedere a don Carrea di intervenire ricevendo un «no» scocciato. «Così ci siamo rivolti alla polizia perché la situazione è insostenibile e siamo continuamente soggetti a queste serate - raccontano -. Si limitassero a fare rumore fino a mezzanotte, pazienza.

Ma loro tirano fino all’alba: qui vivono anche persone anziane che non riescono a riposare. Perché dobbiamo subire una situazione del genere, per di più con la complicità della chiesa? L’appartamento del parroco dà sull’altra parte del quartiere, quindi lui il baccano non lo sente. Noi sì».

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