Schiava dei rom per dieci anni costretta a rubare e prostituirsi

Marocchina libera a 27 anni: arrestati i suoi aguzzini

Schiava dei rom per dieci anni costretta a rubare e prostituirsi

Rapita a diciassette anni, liberata a ventisette. Dieci anni da reclusa, costretta a prostituirsi e a rubare, violentata, madre di due figli - partoriti durante la prigionia - che le sono stati sottratti per essere mandati in strada a elemosinare, e «addestrati» a compiere furti e borseggi. La vittima, una ragazza marocchina, solo nel 2002 riesce a fuggire dalla famiglia che la tiene in schiavitù. E, ieri, a distanza di altri cinque anni, sei persone finiscono in carcere con le accuse di associazione per delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù e alla commissione di furti, alterazione dello stato civile, violenza sessuale aggravata, e lesioni personali. Sei nomadi italiani di origine irachena, membri di una stessa famiglia, sono stati arrestati dagli uomini della Squadra mobile su richiesta del gip Fabio Paparella, dopo una lunga indagine della divisione anticrimine coordinata dal pubblico ministero Marco Ghezzi. Un settimo, latitante, è tutt’ora ricercato. È il padre di Luca, Samara, Samira, Zaida, Silvana e Soraya. I carcerieri.
La vicenda ha inizio nel 1992. La 17enne marocchina conosce e si innamora di Luca, suo coetaneo, in Marocco per degli abituali spostamenti della propria famiglia. I due si fidanzano, e la ragazza viene autorizzata dai propri genitori a passare qualche giorno nel nord del Paese con il nuovo fidanzato. Non sarà così.
La giovane, infatti, viene narcotizzata e portata in Spagna sul camper della famiglia. Di lì è trasferita prima in Francia e poi in un campo nomadi a Limbiate, alle porte di Milano. Obbligata a rubare (soprattutto nelle zone di Pavia e Genova, ma anche all’estero), sfregiata sulla guancia con una lametta, costretta a rispettare usi e costumi dei nomadi, stuprata, la giovane partorisce due figli. Il primo nel 1994, l’altro nel 1997. Entrambi vengono registrati in ospedale come i figli di un altra donna della famiglia, che proprio grazie a questa falsa maternità riesce a evitare il carcere per una condanna che l’aveva colpita in passato, e mandati a elemosinare o a rubare. «Con i proventi dei furti - scrive il gip nell’ordinanza di custodia cautelare - la famiglia accende un mutuo per acquistare diverse case, tra cui una villa a Ceriano Laghetto» in provincia di Milano, «e auto lussuose».


Nel 2002, con un trucco, la ragazza riesce a lasciare il campo e vola prima in Germania e poi in Olanda ospite della sorella che la convince a sporgere denuncia. I suoi aguzzini cercano di rintracciarla, ma è tardi. Le indagini sono iniziate.

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