(...) a patto di volerlo. La diagnosi lha fatta Paolo Berizzi denunciando tutto nel libro-inchiesta «Morte a 3 euro. Nuovi schiavi nellItalia del lavoro» (Baldini e Castoldi, pp. 240, 16 euro ben spesi). La terapia lha dettata Pietro Ichino, giurista, docente di Diritto del lavoro, ma soprattutto ex sindacalista che addossa oggi le colpe di queste malformazioni del sistema proprio ai sindacati.
«Nel 97, quando il pacchetto Treu decretò di fatto la fine degli uffici di Collocamento, furono proprio loro a boicottare il passaggio dei funzionari, rimasti ormai senza lavoro, allIspettorato che aveva organici allosso. Puntarono tutto sullobbligo di subordinare lo spostamento al consenso del lavoratore e in tutta Italia diedero lok in 18. Eppure le proporzioni erano ben diverse: si rendevano liberi 12mila collocatori in anni in cui gli ispettori erano in tutto 1.500». La potenza è nulla senza controllo e lequazione funziona anche se applicata al lavoro. «In sette-ottomila - rincara Ichino - avrebbero potuto infoltire i ranghi dellIspettorato affiancando i controllori e triplicando la loro efficienza, visti i compiti spesso ripetitivi che questi sono costretti a svolgere. Fu una scommessa persa e unoccasione mancata: quei trasferimenti non avevano costi sociali con lo spostamento da via Lepetit a via Monti».
Oggi non resta il rimpianto per ciò che poteva essere e non è stato, ma la piaga di un fenomeno che ha tratto la sua linfa dalla mancanza di quegli accertamenti. Il mercato del lavoro ha insomma coni dombra che rappresentano una terra di nessuno in cui è facile gabbare gli onesti. Guai dunque a imporre sanzioni più dure: colpirebbero chi la legge losserva già, senza toccare invece chi la infrange. «Non servono indagini, né squadre di intelligence per sgominare i caporali e le loro attività: basta lincrocio dei tabulati con i consumi Enel.
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