Schiavone, ecco la semifinale bis «Il mio segreto? Avere trent’anni»

Tra le prime cento giocatrici del mondo ci sono 2 «eva», 23 «ova» e una Francesca Schiavone. La differenza sta tutta qui perché non basta chiamarsi Pavlyuchenkova, avere undici anni di meno e undici centimetri di più per battere una Leonessa. Neanche se ci si trova avanti 6-1, 4-1 e il tempo - anche quello atmosferico, s’intende - gioca per te.
Tra le prime cinque giocatrici del mondo ci sono di sicuro delle buone giocatrici ma c’è solo Francesca Schiavone, capace di vincere a quasi 30 anni il Roland Garros e di ripresentarsi l’anno dopo in semifinale, prima italiana ad andare due volte tra le prime quattro in uno Slam, prima italiana di sempre, perché a questo punto ormai è chiaro a tutti. Così com’è chiaro che nel tennis non è mai finita, neppure quando il vento e un principio di pioggia fanno scricchiolare le tue ossa e ti mettono la palla dove non riesci a centrarla. Nel tennis quello che conta è l’ultimo colpo, e quando Francesca affonda il passante di rovescio finale ecco la differenza tra una campionessa vera e un’«ova» che forse (ma forse) un giorno lo sarà. Perché ieri Anastasia Plavlyuchenkova piuttosto ha fatto solo una frittata.
E allora ecco la storia di una partita da pazzi, con la russa avanti e vera padrona del match e del vento che dà tanto fastidio a Francesca. Ma poi, quando le cose sembrano chiare, arriva il raggio di sole, la rimonta, il 7-5 del secondo set e addirittura il 5-1 del terzo, che come totale fa 11 giochi a 2, roba che a 20 anni - e con tanta confusione in testa - è una vera mazzata. Finita qui, insomma. Anzi no, perché la Leonessa serve una volta per il match, poi ancora un’altra, quando una steccata della «ova» finisce per diventare un pallonetto e il 5-5 potrebbe essere di nuovo una svolta letale. Anzi no, però, perché poi finisce con quel passante e ancora 7-5, Schiavone in semifinale, ancora una volta, la seconda.
Insomma, sul centrale del Roland Garros il tennis ha fatto giustizia, perché se è vero che tra tutte quelle «ova» ne esiste una di nome Maria, non è detto che le altre siano tutte delle Sharapova. Piuttosto, soprattutto in campo femminile, ci vorrebbe qualcuno che torni a insegnare a giocare, così come si faceva una volta, e che magari spieghi che la tattica sventaglia di qua - sventaglia di là può funzionare una volta ogni tanto ma non per tutta la vita. E magari anche non per tutta una partita. A Parigi, ad esempio, si sono viste tante aspiranti campionesse non riuscire ad andare aldilà di un diritto ed anche la Pavlyuchenkova - che qualcuno dice che sia predestinata al successo - se la metti vicino alla rete diventa più che un’«ova», un pollo.
Così ecco perché Francesca Schiavone alla fine è diversa, è leggenda, è storia del nostro tennis. E così ecco perché lei, ora allenata da Tathiana Garbin - una che di sicuro difettava in potenza, ma non certo in fantasia - è più sicura che mai e ha l’età per riconfermarsi sulla terra di Parigi. Nonostante quell’inizio, nonostante quella «ova»: «A un certo punto guardavo il tempo e non ci credevo... Ero a un passo dalla sconfitta e mi dicevo: “Se il mio obiettivo è tenerla in campo tanto tempo, perché sono passati solo 40 minuti?”. Ho trovato subito la risposta: stavo sbagliando troppo nelle prima giocata, ovvero nel servizio e nella risposta al servizio. Insomma: sapevo che cosa fare pero non mi usciva... Però poi sul 4-1 per lei mi sono accorta che giocavo meglio, che giocavo più palle e così non ho smesso mai di credere in quella che era la mia tattica... Certo, che in quel momento ero triste. Però mi incoraggiavo. Ed è andata bene».
Così parla una vera Leonessa, ancora in partita perché «ho usato l’esperienza dei miei 30 anni», quasi 31 in fondo. E così parla ora che la semifinale non fa paura - «Anche se sarà una sfida dura, come giusto che sia. E devo fare meglio» - e non solo perché non ci sarà di fronte la Kuznetsova, battuta dalla Bartoli 7-6, 6-4. Diciamolo: incontrare una francese a Parigi non sarà una passeggiata e Svetlana comunque non sarebbe stata un’«ova» qualunque. Però la paura ora gioca sempre dall’altra parte della rete.

Perché Francesca Schiavone è unica.
Risultati uomini
Quarti di finale: Djokovic (Ser)-Fognini (Ita), rit.; Federer (Svi)-Monfils (Fra) 6-4, 6-3, 7-6 (3).Ottavi di finale: Murray (Gbr)-Troicki (Ser) 4-6, 4-6, 6-3, 6-2, 7-5.

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