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Alla Schiavone non piace l’erba: subito fuori a Wimbledon

Francesca è ancora stanca dopo la "sbornia" da Roland Garros ed è eliminata al primo turno dalla russa Dushevina

Alla Schiavone non piace l’erba: subito fuori a Wimbledon

Com’è triste passare in sedici giorni dal trionfo del Roland Garros al tonfo di Wimbledon. È quanto accaduto a Francesca Schiavone che, quinta testa di serie, non ce l’ha fatta a superare il primo turno contro la russa Vera Dushevina, relegata al numero 56 del ranking mondiale. La sua avventura sull’erba dell’All England Lawn Tennis è durata lo spazio di 2h e 40’. Impietoso il risultato finale (7-6 5-7 1-6) che testimonia oltre ogni commento la sua resa fisica e mentale. Ma c’era probabilmente da aspettarselo dopo l’eliminazione, sempre nel turno inaugurale e sempre sull’erba, a Eastbourne e soprattutto dopo la sbornia di feste, servizi fotografici, premi, comparsate televisive che hanno dominato le sue ultime giornate.

Neanche lei, che pure è ragazza di grandi qualità umane e morali, ha retto l’onda lunga che l’ha avviluppata all’indomani della più grande affermazione mai colta da una tennista italiana in uno slam. Altrimenti Francesca avrebbe battuto con relativa facilità la sua avversaria, che gioca un tennis solido e potente, ma non è mai andata oltre il secondo turno nel torneo londinese. Nel primo set s’è affermata al tie-break, vinto a zero, dopo aver compiuto una bella rincorsa per arrampicarsi fino al 6-6.

Nel secondo ha fallito le due palle-break che l’avrebbero portata a servire per il match sul punteggio di 6-5, sfortunatissima la seconda, una contro smorzata spentasi sul nastro. In quel preciso momento i titoli di coda sono calati sulla sua partita. E la Dushevina, quasi robotica nell’espressione del viso, ha finito la preda con un parziale di otto game a uno menando colpi da fondo campo con quella lucidità che arriva dall’essere a un passo dall’impresa.

Proprio vero che il primo turno sa di trappola. A Parigi la Schiavone l’aveva scansato al terzo, a Londra non ce l’ha fatta. Perchè ha fatto fatica a recuperare i vecchi ritmi di lavoro e, particolare non trascurabile, a gestire una pressione sconosciuta fino a due settimane or sono. Troppo piena di pensieri la testa, senza benzina le gambe. Basta questo per capire che sarebbe bastato un pizzico di concentrazione e di forza in più per rimandare a casa un’avversaria rognosa, non irresistibile. Ma quando compi 38 errori gratuiti (a 20), non hai chance. E inconsciamente non vedi l’ora di andare sotto la doccia. Il peso della sconfitta si farà sentire sulla classifica perché Francesca aveva da difendere lo splendido piazzamento colto un anno fa, quarti di finale, mica bubbole. In soldoni 495 punti. Come dire che l’erba non sarà la sua superficie preferita, ma c’entra poco o niente nella dinamica della sconfitta.

Fuori lei, aggrappiamoci alla Pennetta che ha avuto la sfortuna di pescare al primo turno la spagnola Medina Garrigues (numero 37 del ranking) con la quale vanta 3 vittorie e 3 sconfitte. Eliminati anche Lorenzi e la Camerin. A un passo dalla clamorosa debacle è andato anche Federer, vittorioso solo al quinto sul colombiano Falla (quarantesimo al mondo) dopo essere stato sull’orlo della sconfitta nel quarto set.

Mai visto l’elvetico così nei guai a Wimbledon, neppure in finale.

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