Schifani: una carriera a Palazzo Madama

Palermitano, classe 1950, avvocato patrocinante in Cassazione, dopo un passato di fede democristiana nel 1995 aderisce a Forza Italia e un anno dopo debutta in parlamento grazie al Cavaliere

Schifani: una carriera a Palazzo Madama

Roma - Fedelissimo alla squadra di calcio del Palermo ma ancor più a Silvio Berlusconi "per me è come Cavour", Renato Schifani si siede sullo scranno più alto di Palazzo Madama diventando così la seconda carica dello Stato. Il capogruppo uscente dei senatori di Forza Italia viene eletto alla prima votazione presidente del Senato della Repubblica e succede a Franco Marini eletto giusto due anni fa, il 29 aprile 2006.

Palermitano, classe 1950, avvocato patrocinante in Cassazione, Schifani compirà 58 anni l’11 maggio, è sposato con la signora Franca, con cui spesso va a vedere le partite allo stadio, è padre di due figli maschi, Roberto e Andrea.

Patito della musica di Elvis Presley e di pesca subacquea, passione che lo accomuna a Gianfranco Fini che diventerà suo omologo alla Camera, dopo un passato di fede democristiana, nel 1995 aderisce a Forza Italia e un anno dopo debutta in Parlamento grazie al Cavaliere, l’uomo che lo ha riavvicinato alla politica.

Nel 2001 diventa capogruppo al Senato degli azzurri prendendo il posto di Enrico La Loggia da allora eletto alla Camera, riconfermato capogruppo nel 2006. Chi conosce Renato Schifani sa che è un uomo capace di aspettare il momento giusto. Siciliano verace Schifani è stato protagonista nel 2002 della battaglia parlamentare per la stabilizzazione del 41 bis che ha trasformato il carcere duro per i mafiosi da istituto straordinario e provvisorio in misura definitiva inserita a regine nel nostro ordinamento.

Ha firmato anche il lodo che porta il suo nome che prevedeva l’immunità e la sospensione dei processi in corso per le cinque più alte cariche dello Stato, bocciato però dalla consulta nel gennaio 2004. In pochissimo tempo Renato Schifani diventa il volto di Forza Italia in tutti i pastoni dei telegiornali, protagonista indiscusso del "panino" informativo stigmatizzato dal centrosinistra. Sempre fedelissimo a Berlusconi, una volta non esitò a rievocare la figura del conte di Cavour per ribattere alle accuse sul conflitto d’interessi ricordando che anche lo statista risorgimentale possedeva giornali, proprietà terriere ed altri incarichi.

Su consiglio di Silvio Berlusconi alla vigilia dell’estate del 2005 Renato Schifani decise di dare un taglio al proverbiale riporto che Corrado Guzzanti rimarcava in diverse gag.

"Berlusconi è stato il deus ex forbice ma, battute a parte, da tempo avevo deciso di darci un taglio", confidò Schifani dicendo che era stancato di quella acconciatura «diventata insopportabile e richiedeva troppa manutenzione».

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