Schifani: «Il gossip danneggia l’Italia»

«Il gossip fa male all’immagine del Paese». Anche il presidente del Senato, Renato Schifani, ha raccolto l’invito lanciato dal capo dello Stato Giorgio Napolitano. «Un governo non deve essere giudicato per vicende estranee alla politica ma per come governa», ha detto la seconda carica dello Stato durante la presentazione del rapporto 2008 curato dal Garante della Privacy, Giuseppe Pizzetti. Perché «certe campagne impropriamente applicate alla politica rischiano di danneggiare l’immagine dell’Italia».
Chiaro il riferimento alle vicende legate al caso D’Addario, alle foto di Villa Certosa e alle polemiche sulla vita privata del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi: «L’informazione - ha ricordato il presidente del Senato - deve essere veritiera, corretta, equilibrata, rispettosa del diritto alla riservatezza, della vita di ogni persona». Non c’è un argine tra pubblico e privato, fa capire Schifani, «quando certe questioni che dovrebbero restare riservate vengono amplificate, esasperate o distorte. Così si vìola il fondamentale diritto alla privacy e si forma quell’onda lunga di effetti dannosi che porta spesso a conseguenze drammatiche».
Illuminante il caso di certe intercettazioni telefoniche, ha ricordato ancora Schifani, che in molti casi hanno visto «sbattuti in prima pagina personaggi pubblici e persone comuni estranei alle inchieste». Anche in questo caso, ha sostenuto il presidente del Senato, è stato necessario porre un freno con la legge sulle intercettazioni attraverso «il divieto di trascrizione di parti di conversazioni riguardanti fatti, circostanze e persone» che nulla hanno a che vedere con le indagini.
Non si tratta di «imbavagliare la stampa» né di difendere chi ha il potere, ha ribadito. Anche perché, come ha dimostrato lo stesso garante della Privacy Pizzetti, «a dover rinunciare più spesso alla sfera privata sono le persone comuni che diventano soggetto di interesse dei media». Pizzetti, che si è detto «perplesso» sulle sanzioni penali a carico di editori e giornalisti previste dalla nuova legge, ha invitato gli operatori dell’informazione ad attenersi alle regole deontologiche già in vigore. «Nei casi di cronaca - ha concluso - spesso c’è un eccesso di dettagli che offende la vittima, rendendola tale per due volte».


L’intervento di Schifani è piaciuto a tutto il centrodestra, da Fabrizio Cicchitto a Gaetano Quagliariello, ha incassato il placet del responsabile comunicazione Pd Paolo Gentiloni («Opinione rispettabile») ma non quello del collega di partito Francesco Rutelli: «Le istituzioni stiano fuori dallo scontro politico», ha detto il presidente del Comitato di controllo sui servizi, che poi però ha corretto il tiro: «La mia non era una critica a Schifani». Fuori dal coro l’Idv Felice Belisario («La maggioranza vuole un regime di immunità totale per Berlusconi») e l’Udc Michele Vietti: «Così si metterà il silenziatore all’informazione».
felice.manti@ilgiornale.it

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