Schifani: «Manovra impresentabile perfino per i riformisti dell’Unione»

Il capogruppo di Forza Italia al Senato: il Prof è solo e non è al comando, l’implosione della maggioranza si avvicina

Fabrizio de Feo

da Roma

L’entità della Finanziaria cambia in corsa ancora una volta. E Renato Schifani, presidente dei senatori di Forza Italia, lancia il suo affondo contro lo stato di confusione permanente in cui, a suo dire, si dibatte l’esecutivo.
Presidente Schifani, la prima correzione della manovra è al rialzo.
«È inaudito. Sulla ruota del governo Prodi escono ogni giorno numeri diversi. L’ultima estrazione di Padoa-Schioppa fa salire la manovra a 34,7 miliardi. Anziché diminuire, i tagli e le tasse aumentano. E mentre un elettore su quattro del centrosinistra è già pentito del suo voto, Prodi si conferma sempre più un uomo solo. E neppure al comando».
Con la sola eccezione dei sindacati, il governo è sotto il fuoco incrociato delle categorie, degli alleati, della stampa straniera. E ora si passa alla prova parlamentare.
«Le contraddizioni interne alla maggioranza stanno esplodendo. E il malessere dei riformisti, alla luce della Finanziaria, sale di giorno in giorno. La manovra, d’altra parte, più brutta di così non potrebbe essere e lascia prefigurare un’implosione della coalizione. Basti pensare che più di 10 miliardi di copertura si basano su due argomenti oggetto di fortissima tensione: il primo sono i 5 miliardi di tagli agli enti locali. Il secondo è il trasferimento del Tfr all’Inps: un indebitamento usato per far quadrare il bilancio che deve ancora superare il vaglio ufficiale dell’Ue. Sei miliardi destinati ad Anas, alta velocità, ferrovie, Poste e Difesa. Basta questo per comprendere come questa Finanziaria sia poggiata sul nulla».
Ritiene che se la Finanziaria venisse stravolta in Parlamento, Prodi dovrebbe dimettersi?
«Sarebbe una parte della maggioranza a trarne le conseguenze prima ancora di Prodi. Anche oggi la sinistra estrema fa sapere che non tollereranno voti diversi da quelli della maggioranza. La crisi sarebbe irreversibile».
Ritiene plausibile che il governo possa compattare la Finanziaria in un maxiemendamento e imporre la fiducia?
«Mi riesce difficile ipotizzarlo. Mai come questa volta la Finanziaria dovrebbe essere aperta a cambiamenti sostanziali perché è davvero impresentabile. Addirittura viene introdotta una tassa sui pronti soccorsi e si fa cassa sulla salute dei cittadini».
Si profila un duro ostruzionismo parlamentare o la strategia sarà diversa?
«Già in passato presentammo pochi emendamenti per non regalare alibi al governo sull’uso della fiducia. Ciononostante la imposero lo stesso ma noi terremo lo stesso atteggiamento».
È possibile un coordinamento della Cdl sulla Finanziaria?
«È indispensabile. Ci sono tutti i presupposti per realizzare un buon lavoro. Domani Berlusconi incontrerà Casini per ricevere gli emendamenti dell’Udc.

Questo fatto va interpretato in senso positivo e costruttivo».
Alla prova dei fatti la Cdl potrebbe rivelarsi più compatta del previsto?
«Non c’è dubbio. Al Senato l’Udc ha sempre dimostrato con i fatti e con le presenze in aula la sua correttezza».

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