Schiscetta e sport: la pausa pranzo si fa così

Per qualcuno è mordi e fuggi, per altri coincide con appuntamenti di lavoro e diventa un business lunch. A Milano ognuno vive la pausa pranzo a modo suo: gli sportivi mangiano un paio di barrette energetiche e se ne vanno al parco a correre. Le giovani impiegate volano in palestra. Le mamme in un’ora condensano l’incondensabile: vanno a prendere i figli a scuola, li portano a casa, li fanno mangiare, buttano giù mezzo panino e si ripresentano in ufficio, puntualissime, alle 14. C’è chi si dà allo shopping in centro, chi ne approfitta per parrucchiere e massaggio, chi se ne sta a giocherellare davanti al computer con la «schiscetta» portata da casa. C’è chi legge, sostenendo: «È l’unico momento di relax che ho», chi va alle mostre.
Gli stili della pausa pranzo sono infiniti: chi punta sul self service per variare il più possibile il menù, chi si dà alla cucina etnica e chi si accontenta di un semplice gelato.
I locali seguono attentamente le abitudini di chi lavora e non si fanno cogliere impreparati. La tendenza è quella della cucina macrobiotica? Voilà, ecco che nelle zone degli uffici spuntano mini negozietti con proposte super sane. Di gran moda le zuppe calde da passeggio, i centrifugati freschi di frutta e verdura da bere in bicchieroni di plastica con cannuccia come se fossero frappé. E poi ci sono le pescherie e le gastronomie. Certo, si mangia in piedi con il piattino di plastica, ma le proposte sono sempre stuzzicanti e sembrano essere gradite soprattutto dagli uomini. Questione di calorie.
Per riorganizzare la propria pausa pranzo e non rinunciare a un momento cruciale della giornata, il gastronomo e medico Martino Ragusa, un siculo-bolognese infatuato di Milano, ha scritto un libro manuale intitolato: «Pausa pranzo a Milano». Si tratta di una guida ai locali per non andare sempre e soltanto nel solito baretto sotto l’ufficio ma per scoprire proposte nuove: si consigliano trattorie tipiche con le tovaglie a quadri bianchi e rossi e il menù che non sfora i 15 euro, si vanno a scovare chioschetti dove si mangiano panini e frutta fresca all’aperto e si suggerisce qualche ristorante di super lusso che tuttavia a pranzo propone menù a meno di 20 euro. Si parte da due presupposi molto semplici. Uno: mangiare bene cambia la vita.

Due: la pausa pranzo è un momento socio ricreativo. E quindi trovarsi in un buon locale aiuta a spezzare come si deve la giornata. E diciamolo, un pranzetto sano ma sfizioso, è una coccola che aiuta a tirare sera e ad evitare l’abbiocco del primo pomeriggio.

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