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Schröder ottiene la sfiducia, quasi un addio

Ora la parola passa al presidente Köhler

Salvo Mazzolini

da Berlino

La scena ha qualcosa di surreale perché non succede spesso che un Cancelliere si presenti in Parlamento per chiedere la fiducia e al tempo stesso raccomandi al suo partito e ai suoi alleati di non dargliela, di astenersi, di votare in modo che il suo governo sia messo in minoranza. Surreale ma vera, perché è quanto avvenuto ieri al Bundestag dove il Cancelliere Schröder, su sua esplicita richiesta, è stato sfiduciato in seguito ai voti contrari non solo dell'opposizione, che erano scontati, ma anche dei voti, sollecitati e graditi, di buona parte dei deputati dello schieramento governativo.
Per Schröder è stato un passo doloroso che segna la fine della coalizione rossoverde e molto probabilmente anche il preludio alla sua uscita dalla scena politica. Ma necessario per aggirare le rigide norme della Costituzione tedesca ed avviare la procedura per arrivare allo scioglimento del Parlamento e indire le elezioni anticipate in autunno. Obiettivo indicato dallo stesso Schröder per uscire dalla situazione di ingovernabilità in cui si trova la coalizione rossoverde: in uno dei due rami del Parlamento, il Bundestag, dispone di una maggioranza esigua e incerta, mentre nell'altro, il Bundesrat, formato dai rappresentanti dei länder, è in netta minoranza.
La parola spetta ora al presidente della Repubblica, Horst Köhler. Ma il suo assenso allo scioglimento non è scontato. Secondo la Costituzione, il presidente può porre fine anticipatamente alla legislatura solo se al Bundestag, il ramo del Parlamento diretta espressione degli elettori, il governo non dispone più della maggioranza e non esiste una maggioranza di ricambio. Nel caso specifico la maggioranza di ricambio non c'è, ma Schröder dispone ancora di una maggioranza, seppure ristretta. Il voto di sfiducia, sollecitato dallo stesso Cancelliere, potrebbe quindi essere interpretato come una messa in scena per forzare le sacre norme della Costituzione. Di qui l'incertezza sulle decisioni del capo dello Stato aggravata dal fatto che già tre deputati hanno annunciato il ricorso alla Corte costituzionale perché il voto di sfiducia sarebbe «finto e truccato». Insomma una situazione ingarbugliata e dai molti possibili sbocchi.
Tuttavia gli umori generali indicano che alla fine il Parlamento verrà sciolto (entro tre settimane dal voto di sfiducia, come prevede la Costituzione) e che in autunno ci saranno le elezioni anticipate. Le vogliono la stragrande maggioranza dei tedeschi e tutti i partiti politici. Del resto ad una fine anticipata della legislatura non ci sono alternative. Proprio il voto di ieri al Bundestag ha dimostrato le difficoltà del Cancelliere nel governare non solo il Paese ma il suo stesso schieramento. Solo la metà dei deputati rossoverdi ha ubbidito alla raccomandazione di Schröder di astenersi. L'altra metà ha disubbidito e ha votato per la fiducia al Cancelliere.
Nel suo discorso, forse il suo ultimo al Bundestag come capo di governo, Schröder ha detto che sente il ricorso alle urne come un dovere poiché la politica di riforme avviata dalla sua coalizione può continuare solo se ha la fiducia degli elettori. «Fiducia - ha detto - che è venuta a mancare dopo le recenti sconfitte elettorali». Subito dopo ha preso la parola Angela Merkel, leader del centrodestra, indicata dai sondaggi come il futuro Cancelliere.

«La fiducia degli elettori - ha detto - è venuta a mancare non per le riforme, ma per l'incapacità del governo di ridurre la disoccupazione e di rilanciare l'economia».

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