Benny Casadei Lucchi
Il concetto è semplice: se lui e la Ferrari non saranno competitivi, il signor Michael Schumacher lascerà la Formula uno. A quel punto il mercato a trecento allora darà vita a un festival di vorticose mescolanze di piloti che sperano, che ambiscono, che contano di prendere tra le mani il prezioso volante della Rossa. Senza il tedesco a tener bloccato tutto, Raikkonen potrà lasciare senza rimpianti la McLaren e andare a Maranello, Valentino Rossi potrà imparare senza lingombrante stracampione accanto, Felipe Massa potrà sperare di restare alla corte del Cavallino; volendo, persino Montoya potrà fare un pensiero alla Ferrari, piccolo però. Unico non invitato al valzer: Fernando Alonso che ha a già firmato per la Mercedes.
«Se non avrò la possibilità di vincere e di lottare per il mondiale», ha infatti dichiarato a Der Spiegel kaiser Schumi, «allora non credo che avrò molta voglia di continuare a correre». Con queste franche parole esternate al settimanale tedesco, Michael ha finalmente messo nero su bianco quello che tutti, soprattutto a Maranello, già sapevano da un pezzo: difficilmente resisterà a unaltra stagione disastrosa. O meglio: «Catastrofica», ha definito lui il 2005 appena archiviato. «Se abbiamo voglia di migliorare e progredire abbiamo bisogno di più persone in Ferrari», ha aggiunto riferendosi al futuro della Rossa, a chi ci sarà dopo il 2006, quando scadranno i contratti di Todt, Brawn, gli uomini doro della Rossa. Perché «in F1 non si può star fermi, io voglio sapere dove stiamo andando...».
Una frase, questa, pronunciata in modo garbato, ma che lascia intendere come il 37enne campione sproni apertamente la squadra; cosa che fin qui aveva sempre fatto solo nel riserbo delle segrete stanze maranelliane. Stavolta, invece, oltre ad averne parlato come sempre con la famiglia ferrarista, ha voluto condividere questo sentimento con tutti. Segno, forse, che qualcosa sta cambiando nelluomo, quasi volesse mettere le mani avanti, quasi volesse preparare tutti i tifosi al suo addio alle corse. Nellintervista Schumi ribadisce infatti che la decisione finale sul proprio futuro verrà presa a metà stagione. A Natale, il presidente Montezemolo aveva detto: «Se smetterà mi dispiacerà, ma so che se avrà deciso così è perché non ha più voglia di essere il numero 1; però vedo che ha ancora voglia...».
Daltra parte, troppo deprimente è stato il 2005 segnato da umiliazioni a raffica e da quella vittoria di Indy a ranghi ridotti (solo sei auto in pista per la débâcle Michelin). Francamente, una non vittoria, un sigillo che il sette volte iridato ha certamente archiviato nellarmadio nero della sua carriera, quello che fin qui ospitava solo la vittoria con ordine di scuderia di Zeltweg 2002.
«Certe volte», ricorda la passata stagione, «sembrava che ci fosse una maledizione su di noi... certo, ho anche commesso degli errori che non avrei potuto permettermi». La lista è lunga: si comincia a Imola, quando la Rossa torna veloce ma nella sessione decisiva per la pole, una scivolata alla Rivazza retrocede Schumi al 14° posto; poi il testacoda in qualifica in Turchia, la partenza dal fondo e linutile e dannoso duello con Webber; lautoscontro con Sato (colpa però del giapponese); il tamponamento in Cina durante il giro di schieramento (il ferrarista verrà poi punito perché zigzagava in pista) e il successivo ritiro in gara quando finirà nella ghiaia dietro la safety car.
Forse anche per questo, Michael ora dice: «Ho sentito di non essermi assolutamente meritato le vacanze... le sconfitte avrebbero scosso chiunque» e infatti prima di Natale, contrariamente alla tradizione di casa Schumi, è volato in Spagna per provare la Ferrari con il motore a otto cilindri (e lo rifarà martedì e mercoledì a Jerez). «Non ho mai avuto così tanta voglia di guidare come in questo momento», ha detto a dicembre e ripetuto ora, «perché tutti vogliamo rivivere i vecchi tempi. Abbiamo tutti fame di vittorie».
Lascerà oppure no? Lunico fermamente convinto di vedere sfrecciare Schumi ancora a lungo è Bernie Ecclestone. Mentre il tedesco parlava in Germania, il patron inglese rassicurava in Inghilterra: «È più determinato che mai a tornare al vertice, ha ancora voglia e velocità per vincere molti mondiali».
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