Schumacher scatenato «Ora sono tornato sarà grande battaglia»

Atmosfera fredda per il tedesco: entra in sala stampa a sorriso spianato e non riceve nemmeno un applauso per la pole da record

Benny Casadei Lucchi

nostro inviato ad Imola

La Ferrari fa bene a guardare un po’ tutti con diffidenza perché oggi sei un dio e domani una schiappa, un bersaglio mobile da centrare sulla schiena. Perché in fondo la Ferrari è più Ferrari se la critichi. Un po’ è la sua storia, un po’ è anche questo crucco di Germania che proprio simpaticissimo non è. Cosa che complica il tutto. Per cui capita come ieri a Imola, casa del tifo rosso vestito, capita che il mondo un po’ strano della F1 non renda l’omaggio dovuto al teutonico mascelluto di nuovo in pole, la numero sessantasei, una in più di Senna. Succede che l’enorme tedesco entri in sala stampa con il sorriso delle grandi occasioni perché la Ferrari finalmente c’è, perché il mondiale può cambiare, perché tutto può accadere, però succede che neppure un accenno di applauso si levi dalla platea. Silenzio assoluto. Poi le stanche domande come se non ci fosse un mondiale che si sta per riaprire, domande per capire se queste Rosse, una prima e una quarta («Ho trovato traffico due volte», dirà Massa), ci prendono in giro o fanno sul serio. Perché i nemici veri sono lontani e le lepri da raggiungere potrebbero sbiadire all’orizzonte: perché il leader del mondiale Alonso è quinto a quasi un secondo, Raikkonen ottavo, Fisichella addirittura undicesimo e merita discorso a parte.
Le feste che la F1 si dimentica di fare all’enorme tedesco gliele regala tutte il presidente tifoso Luca di Montezemolo, che si sbraccia, si spettina, si esalta con le sue creature di nuovo davanti e «ora vediamo di chiudere questo bellissimo week end» dice e scappa via. Intanto Michael che un giorno, magari domani, magari mai potrebbe andare in pensione o in altro team (molto meno probabile) intanto parla e lo fa in italiano e lo fa a lungo come volesse cimentarsi in una tardiva operazione simpatia: «Zono molto contento di pole per nostri tifosi, perché non ero zoddisfatto finora, ma adezzo sono tornato. La corsa sarà una crande battaglia». È un piacere, uno spasso ascoltarlo un po’ più nostro, peccato che sia tanto tardi, che la saracinesca del fine carriera sia lì, con la maniglia da afferrare luccicante e ben in vista. L’avesse fatto prima, chessò, cinque, sei anni prima, ora gli applausi arriverebbero anche quando non vince. Gli chiedono: questo è un regalo per Montezemolo? «No, il giro pole è per tutti noi, noi squadra, zempre uniti, zempre inzieme quando momenti difficili. Ora zono contento per strategia, è buona, abbiamo auto forte per la gara, tutti voi incrociate le dita, pozziamo fare bene».
Il pilota più vincente e meno amato che si ricordi è a metà dell’opera, ma sente di poter davvero imprimere la svolta al campionato. Tornando all’amato inglese spiega: «Sinceramente, qui a Imola, ci aspettavamo di non essere messi male. Nei test fatti in queste settimane abbiamo compreso di avere una macchina davvero buona. Finalmente siamo riusciti a far fruttare il potenziale che sapevamo di avere... eravamo così già in Australia, ma là abbiamo commesso tutti troppi errori. Il nostro passo per la gara è ottimo e abbiamo molte chance di restare nella posizione in cui siamo adesso. Cioè: possiamo vincere. Non solo: è confortante vedere che Alonso è lontano in griglia, vederlo così distante mi aiuta sia pensando alla gara che al mondiale». Perché è questo l’elemento fondamentale della giornata: se la Rossa e Schumi in pole manterranno fede alle loro speranze e previsioni, il campionato potrebbe riaprirsi.
Il pallottoliere è di conforto: 28 punti Alonso, 14 Fisichella e Raikkonen, 11 Schumi. Tutto è possibile. Anche che l’enorme tedesco, dopo aver parlato in italiano, parli di Barrichello, spendendo parole da amico dopo averlo ignorato per tre gare. «Sono davvero felice di vederlo al terzo posto, Rubens ha finalmente dimostrato le sue abilità».

Tutto è possibile, anche che Michael, dopo l’effusione, si lasci scappare il pensiero nascosto nell’animo: «Però, al via, avrei preferito avere vicino il mio compagno Massa». Vista la grinta del giovane brasiliano, meglio Barrichello, molto meglio Barrichello.

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