Le differenze. Colore della pelle, mascella, età. Solo questo divide il 43enne kaiser Michael Schumacher dal 26enne casino Lewis Hamilton. Per il resto sono identici. Tutti e due hanno una marcia in più che si innesta per magia quando le cose si complicano, quando la gara saggroviglia, quando la voglia di dominare - fossanche per un metro in più nel kartodromo di Casalpusterlengo - diventa un incontrollabile elogio della scorrettezza. E allora succede che Schumi dia un colpo di portiera a Jacques Villeneuve in quel di Jerez 1997 o che faccia il furbo in qualifica mettendosi di traverso in pista per impedire pole altrui - nello specifico Alonso, a Montecarlo 2006 - o che attenti quasi alla vita del povero Barrichello in tempi più recenti. E allora succede che Hamilton sia perennemente luomo nel mirino di questa generazione di piloti due punto zero, eletto comè a furor di popolo, dai colleghi, pilota più pericoloso in circolazione. Colleghi sempre disponibili quando cè da ricordare il suo breve ma emozionante curriculum in materia, compreso il botto sulla pista più pericolosa e bella del mondo, a Spa Francorchamps, due settimane fa. Un vero harakiri con il giapponese Kobayashi.
Quando due così si ritrovano a duellare per un posto nobile al traguardo - ed è la prima volta che accade in modo così netto non si assiste semplicemente alla sfida fra due piloti; no, ci si trova improvvisamente davanti a due rivali che oltre a spremere telai e motori, si spremono le meningi alla ricerca di trucchi, dispetti e scorrettezze varie pur di restare davanti. E ieri così è stato. Il vecchio fenomenale scorretto della F1 si è divertito un mondo a correre a 330 allora a braccetto col giovane fenomenale scorretto. Ed è stato un piacere per gli occhi vederli così vicini e simili, ed è stata una gioia per ludito ascoltare Lewis via radio dire quelle stesse parole che di solito gli altri dicono di lui, tipo «Michael cambia direzione, non può, non dovrebbe
». Ed è stato un dolore sospettare che lultimo sorpasso di Hamilton a Schumi, quando purtroppo la sfida durata decine di giri è finita, sia stato in qualche modo condizionato da due richiami dei giudici al team del tedesco. Non è un caso che il patron della Mercedes, Ross Brawn, abbia avvisato Michael dicendogli «occhio, lascia un po di spazio durante il duello, altrimenti rischi una penalità
».
Per fortuna questunica nota stonata sarà poi spazzata via dallentusiasmo di Schumi a fine gara: «Mi sono divertito un mondo e, credetemi, ho davvero provato a rendere la mia Mercedes larga come un camion pur di non farlo passare. Qui a Monza, io ed Hamilton abbiamo portato al limite le nostre macchine e anche noi stessi». E il giovane conferma: «Sì, è stata una vera battaglia».
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