Schwarzy, l’unico brivido dell’Ariston

Sorprese alla finale. Del Noce: «Mediaset controprogramma? Mi sembra giusto»

Paolo Giordano

nostro inviato a Sanremo

Ennò, così non vale. Fasciatissimo nella sua giacchetta di pelle nera (però con i revers di raso), Giorgio Panariello, convocato ieri con gli stati maggiori di Raiuno al Casinò di Sanremo, ha subito smorzato gli entusiasmi: «Sappiamo bene che questa volta è impossibile superare gli ascolti della scorsa edizione». Detto così, è una sberla da kappaò: ma come, da cinquantasei anni il Festival è bello perché non si sa mai come va a finire. Comunque, come ha spiegato il direttore Fabrizio Del Noce, «i bilanci si fanno solo alla fine» (gesti scaramantici di Panariello sotto il tavolo) e quindi accontentiamoci: a poco più di venti giorni dal primo «signore e signori buonasera» così stanno le cose. Ecco la formazione: Giorgio Panariello nel ruolo di mediano, Victoria Cabello nei panni dell’incursore e Ilary Blasi in quelli di signora Totti, che è una via di mezzo tra la Felini dell’anno scorso e la rassicurante valletta di bella (bellissima) presenza. I trenta cantanti in gara sono già con le valigie pronte e qualcuno, come Dolcenera, Grignani e Zeroassoluto, rischia di entrare al conclave già da papa. Gli ospiti sono ancora dispersi nella foschia: quasi sicuri Laura Pausini, Eros Ramazzotti e Andrea Bocelli che durante la serata finale potrebbero regalare, come spiega il direttore artistico Gianmarco Mazzi, «qualcosa che non si è mai visto prima». Ma per il resto zero o quasi, a parte i già annunciati Pieraccioni, Bova e Verdone. Tramontato Paul Newman, è l’alba di Arnold Schwarzenegger, che dovrebbe dare una risposta nei prossimi giorni. Però appare assai improbabile se non altro perché arriverebbe, lui il governatore repubblicano della California, in piena campagna elettorale, con la prevedibile alluvione di inutili polemiche (già ieri sono insorti i Verdi, ricordando le recenti esecuzioni capitali). D’altronde, come ha spiegato Panariello, «io mica posso fare interviste a Tyson» e quindi aspettiamoci ciò che sempre si chiede ma che, sotto sotto, pochi sognano davvero: un festival di musica e arrivederci ai gossip e a quel pissipissi baubau che foraggia lo share ma non la qualità. Il cast è inattaccabile, senza picchi in alto e per fortuna neppure in basso. Et voilà: tra gli autori delle canzoni ci sono addirittura Mogol per i Ragazzi di Scampia con Gigi Finizio e Pasquale Panella per Anna Oxa; il presentatore è in fuga dalla tivù deficiente e così presenterà alla Billy Cristal o alla Corrado, con toni da smoking, ricordando ciò che chiede il direttore generale della Rai Meocci: «Di sera la gente alla tivù vuole rilassarsi». E quindi, rilassandoci, il Festival numero cinquantasei rischia di diventare davvero un tuffo nelle atmosfere in bianconero.

Difatti: «La scenografia è fantastica, ho chiamato Dante Ferretti appunto per creare l’Ariston dei miei sogni». E persino il direttore Del Noce normalizza la tensione: «La controprogrammazione di Mediaset? È giusta». E vabbè: è il Festival della canzone, tutto il resto stonerebbe (per fortuna).

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