Wonder woman esiste, ha 41 anni, viene dal Minnesota ma non è chiaro se conosca Franco Battiato. Le correnti gravitazionali , lo spazio ed il tempo che non l’han fatta invecchiare, però, si, li ha superati. Se non fosse bastata la sua prima parte di vita e meraviglie, con 3 medaglie olimpiche e 10 mondiali, oltre a 20 fra coppe generali e di specialità, Lindsey Vonn è pronta a ribadire il concetto nella sua seconda manche di carriera. Venere si nasce, robot di diventa. E la protesi monocompartimentale laterale ad un ginocchio è solo un vezzo. «Non mi sono mai sentita così bene». La ricetta? Spingere oltre il cancelletto i bastoncini, ma soprattutto avere un cuore, da buttare oltre l’ostacolo di quei bastioni di Orione, colonne d’Ercole moderne che lei ha circumnavigato. Andata e ritorno dal dolore, dal dubbio e dalla voglia di tornare la più forte di sempre, al netto dell’aritmetica che oggi, 6 anni dopo il suo primo ritiro, premia una sua epigona, Mikaela Shiffrin, la vera “Goat” – greatest of all time è lei.
Ragazza senza cognome: rifiuta, giovanissima, quello del padre, si tiene quello dell’ex marito, per tutti è solo Lindsey. Ieri le è bastato il soffio di 59/100, che nello sci possono anche essere una infinità, per far capire che lo scorso anno non aveva solo giocato con il rewind della nostalgia. Sulla Corviglia di Sankt Moritz si è lasciata dietro tutte, Goggia (terza a 71/100) compresa, in prova. Oggi training bis (dirette Tv Discovery alle 10.15) e domani gara. Ma una cosa è certa: quel podio in superG a Sunny Valley lo scorso marzo non era arrivato per caso, dopo tante top 15 e «dopo una stagione passata a scaldare e a metter su muscoli, ora sono la miglior forma di me». Dalla cantina ha ripreso il celebre suo vecchio scarpone: «In 5 anni era cambiato tutto, ho provato quelli nuovi ma ero lenta». Il suo obiettivo non sono le Olimpiadi. «È Cortina, le Tofane». Quella pista dove la sua prima corsa si fermò a 82 vittorie.
A caccia di un oro 15 anni e una pandemia dopo, la lezione di Lindsey sugli sci polverizza ogni altro paragone con coetanei highlander di altri sport o meno fisici o meno pericolosi di una libera: sbiadiscono i quasi 41 anni dell’amico Lewis Hamilton e pure le 40 primavere di Luka Modric. «A contare non è l’età, ma la dedizione», parola di Lindsey.