Sciabolate di Montano: «Con Bauer era meglio»

Alla vigilia dei mondiali è corso a trovare il vecchio tecnico: non gli è stato perdonato

Andrea Demichelis

da Torino

Sulla barca, lui, giura di volerci rimanere. Di più. È convinto di esserci sempre stato e avere remato nella direzione indicata dalla federazione. Questo per mettere le cose in chiaro. E respingere gli attacchi al mittente, quelli che avevano detto «chi non vuole stare sulla barca è libero di scendere». Non si perde in polemiche, Aldo Montano. Non accusa. E però puntualizza, mette in chiaro la situazione. Non è lui il ribelle. Nessuna intenzione di mollare, anzi. «Non cerco alibi, ma voglio che sia chiaro: ho lavorato con la massima serietà seguendo il nuovo programma impostato dal ct Magro, anche se era totalmente diverso dai metodi dell’ex ct Bauer». Metodi che a lui piacevano da impazzire.
La frattura con la federazione c’è, inutile negarlo. A Magro non è andata giù la «scappatella» di Siena: due giorni di riposo poco prima dei Mondiali, Aldo che raggiunge Bauer e i cinesi per prendere linfa vitale dall’adorato maestro. Fuori controllo, insomma, questa è l’accusa. Per non parlare della condizione fisica, peggiore del previsto, all’insaputa dello staff medico. Il volto di Montano restituisce un sorriso ironico. «Se non lo sapevano loro che sono medici, io non ho preso la laurea in medicina...».
Ieri ha discusso con Magro, quando il ct ha radunato attorno a sé sciabolatori e sciabolatrici. Lavata di capo o un tentativo di ricucire, difficile dirlo. Il problema di Montano resta uno soltanto: capire. Capire che cosa sarà di lui, che programmi il nuovo ct della sciabola ha in mente, come saranno gestite le operazioni da adesso in poi. Lui si mette a disposizione «come ho fatto dal 7 agosto, giorno di inizio della preparazione per questi mondiali. Senza mai saltare un allenamento, lavorando sodo». Già, il suo l’ha fatto. Almeno, così crede. E perciò scansa le polemiche.
Certo che l’allontanamento di Bauer è una ferita che brucia ancora, e lo si capisce un’ora dopo, quando fuori dall’Oval i due s’incontrano e si abbracciano come vecchi amici. «Non ero niente: con lui ho conquistato un bronzo ai Mondiali 2003, un secondo posto in Coppa del Mondo, nel 2004 ho vinto le Olimpiadi, nel 2005 gli Europei e i Giochi del Mediterraneo». Miracoli del metodo Bauer, spiega Montano. «Ho bisogno di un coach severo che non mi conceda tregua. Con Bauer era così, ci si allenava tutti insieme, regime militaresco. Quello che mi serve per rendere al massimo. Adesso non so, aspetto che la federazione mi spieghi come si lavorerà da domani».
Per ora c’è l’ennesimo infortunio da smaltire. Ne avrà almeno fino a dicembre. E poi? «Chi lo sa. Dicono che si tornerà a lavorare nei circoli. Mi dicano dove, quando e con chi. A quel punto ne discuteremo». Già, con chi: alla fine il problema è sempre quello. Lui non lascia spazio a ipocrisie.

Resta legato all’ex maestro: «Cambiare coach a due mesi dal mondiale è stato destabilizzante, una scelta sbagliata». Bauer è là fuori. Aldo lo raggiunge mentre, dentro l’Oval, Magro sta ancora catechizzando gli sciabolatori.

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