Urano e il segreto delle quattro lune

Grazie ai dati forniti dalla sonda Voyager, gli scienziati hanno scoperto alcune particolarità delle lune più grandi di Urano: ecco di cosa si tratta

Urano e il segreto delle quattro lune
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Un mese dopo le eccezionali immagini del pianeta Urano, come non si era mai visto, grazie al potentissimo telescopio Webb che ha mostrato per la prima volta tutti insieme i suoi 13 anelli, i dati della navicella Voyager rielaborati negli ultimi giorni assieme a nuovi modelli tecnologici elaborati dai computer daranno tanto lavoro a scienziati e astronomi: su quattro delle cinque grandi lune che circondano il pianeta potrebbe esserci degli oceani nascosti tra i nuclei e le croste ghiacciate.

Cosa dicono i dati

Nel comunicato diffuso dalla Nasa, la rianalisi dei dati inviati da Voyager ha fatto propendere gli scienziati per questa soluzione: studiando l'evoluzione della struttura interna ed esterna di Ariel, Umbriel, Titania, Oberon e Miranda, quattro di queste grandi lune "contengono oceani che potrebbero essere profondi decine di miglia". In totale, però, Urano possiede ben 27 lune con le quattro più grandi che vanno da Ariel (1.160 chilometri di diametro), a Titania (1.580 chilometri di diametro). Gli scienziati hanno ritenuto per molto tempo che proprio quest'ultima, a causa della sua grandezza, avrebbe avuto più possibilità di trattenere il calore interno a causa del decadimento radioattivo.

Cosa può accadere

Le altre lune, invece, erano state scartate perché considerate troppo piccole per riuscire ad avere il calore necessario che impedisse a un ocenao interno di potersi congelare "perché il riscaldamento creato dall'attrazione gravitazionale di Urano è solo una fonte minore di calore", spiegano gli esperti. Lo studio è stato pubblicato sul Journal of Geophysical Research-Planets con la scoperta che potrebbe favorire nuove missioni anche sulle lune di Urano dopo che, nel 2022, la National Academies of Sciences, Engineering, and Medicine aveva già stabilito la priorità al pianeta sugli studi dei prossimi dieci anni.

"Quando si tratta di piccoli corpi - pianeti nani e lune - gli scienziati planetari hanno già trovato prove di oceani in diversi luoghi improbabili, inclusi i pianeti nani Cerere e Plutone e la luna di Saturno Mimas", ha dichiarato l'autrice principale dello studio, Julie Castillo-Rogez del Jet Propulsion Laboratory della Nasa, sud della California. "Quindi ci sono meccanismi in gioco che non comprendiamo appieno. Questo documento indaga su cosa potrebbero essere e in che modo sono rilevanti per i molti corpi del sistema solare che potrebbero essere ricchi di acqua ma hanno un calore interno limitato".

Mondi abitabili?

Il calore trovato nelle rocce delle lune unito all'acqua potrebbe consentire la vita e condizioni "abitabili"? È la domanda che si stanno ponendo gi scienziati soprattutto per due delle lune di Urano, Titania e Oberon.

E poi, analizzando la composizione degli oceani, i ricercatori saranno in grado di scoprire cosa contengono dal punto di vista chimico: secondo i dati dei telescopi, per esempio, su Ariel ci sarebbe del materiale venuto in superficie in tempi relativamente recenti e possibilmente espulso da un criovulcano. Nello studio, infine, viene indicata la presenza di ammoniaca all'interno degli oceani che, a causa delle sue caratteristiche insieme ai cloruri, riuscirebbero a impedire il loro congelamento.

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