Milano I toni barricadieri a queste latitudini erano inimmaginabili. E, invece, anche a Sky il tabù è stato infranto. A sorpresa, la settimana scorsa l’assemblea dei redattori di Sky Sport, una delle tre testate del gruppo, ha proclamato, addirittura all’unanimità, lo «stato di agitazione permanente» e, come se non bastasse, ci ha aggiunto «un pacchetto di giorni di sciopero illimitato». A Santa Giulia, nell’avveniristica sede alla periferia di Milano, tutti fanno gli scongiuri, ma poi cerchiano sul calendario il giorno, ultrastrategico, della possibile astensione dal video dei giornalisti: domenica, data dell’attesissimo derby Inter-Milan. Probabile che il cataclisma non si verifichi, ma i comunicati di fuoco si susseguono e le parole utilizzate per dichiarare la guerra dai tre comitati di redazione e dal neonato coordinamento dei cdr sono passate ben nove volte nei programmi di Sky Sport, Sky Sport 24 e Sky Tg 24.
Se ne sono accorti in pochi, perché di questi tempi quando si parla del gruppo Murdoch lo si fa con venerazione: Sky ha appena portato via alla Rai Fiorello, la crescita degli ascolti pare inarrestabile, ormai si parla di un quasi terzo polo che ha finalmente incrinato lo strapotere di Rai e Mediaset.
Il fatto è che in parallelo e in sordina anche Sky è cambiata e i circa duecento giornalisti hanno stracciato l’apparente pax sindacale che durava da sempre. Non c’è solo la campagna acquisti fra squilli di tromba nel cielo delle star; no, ci sono anche i giornalisti stanchi e spremuti, dopo cinque e passa anni a ritmi frenetici, ci sono i precari - alcuni - sul punto di essere abbandonati al loro destino, secondo la più stereotipata logica padronale. E poi incombe la chiusura della redazione romana di Sky Sport. È questa la scintilla che ha fatto traboccare gli animi. Ma stranamente, osservano a Santa Giulia i colleghi che non vogliono essere citati per nome e cognome, il caso dei sedici giornalisti, quelli il cui destino è ormai in bilico, è stato impugnato come una bandiera. E tutti, a Roma e Milano, nelle redazioni sport e cronaca, hanno espresso fiumi di solidarietà e alzato la mano in assemblea per marcare la fine di un’epoca senza contrasti.
Che cosa è successo, dunque? Un paio di settimane fa, i vertici del gruppo hanno comunicato che la redazione romana di Sky Sport sarebbe stata chiusa il 1° giugno. Un fatto che ha sconcertato il cdr che solo due mesi fa si era sentito rispondere, come sempre, con una dose di tranquillanti: non cambia nulla, avanti come prima.
Invece no: l’ora delle scelte difficili è arrivata anche sul satellite. Sette giornalisti verranno spostati a Milano, gli altri nove troveranno riparo sotto il mantello di Emilio Carelli e di Sky Tg 24. Nessun licenziamento, per carità, ma i conti non tornano. E per i telecronisti, la notizia è una doccia fredda. È davvero difficile, per chi nella capitale ha una casa e una famiglia, dover traslocare di corsa a Milano. E anche per gli altri nove il vento non annuncia nulla di buono: si troveranno a dover seguire argomenti diversi da quelli trattati fin qui, spesso con grande visibilità.
E perché poi? La spiegazione dell’azienda, che come tutti i gruppi parla di ottimizzazione e razionalizzazione, non convince nessuno. Oltretutto chi andrà a seguire, per rimanere al pallone capitolino, la Roma e la Lazio? Curioso: indizi, in attesa di diventare notizie, e retropensieri, formano una miscela esplosiva. Roma dovrebbe chiudere il 1° giugno, esattamente un anno dopo la nascita di Sky Sport 24. Che, nei primi dodici mesi se l’è cavata facendo ricorso a contratti flessibili. Nelle forme più diverse. Ora, esaurite le agevolazioni previste per la start up, i precari potrebbero imboccare la via di casa. Un altro fatto senza precedenti per una tv data in crescita perpetua. Invece, a marzo tre giornalisti a tempo determinato potrebbero trovarsi fuori dal gruppo. Ad altri è stata prospettata una sola soluzione: partita Iva e collaborazione per tot anni. Poi si vedrà. Intanto, senza troppi complimenti, i buchi potrebbero essere riempiti utilizzando le forze in arrivo, volenti o nolenti, da Roma. «Con Sky abbiamo sempre avuto ottime relazioni sindacali - mette le mani avanti Daniela Stigliano, vicesegretario della Federazione nazionale della stampa italiana - speriamo che non si cambi adesso». Per ora, siamo alla guerra degli annunci. L’altroieri c’è stata un’assemblea, ieri un incontro fra l’azienda e i sindacati. Il coordinamento dei cdr invoca un liturgico «tavolo di discussione» alla presenza della Fnsi. Che così metterebbe un piede nel quasi terzo polo.
Altrimenti potrebbe essere silenziato perfino il derby. Sarebbe davvero troppo per i marziani di Santa Giulia che ancora devono farsi tradurre la parola sciopero.
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