A una radio nazionale gli ascoltatori genovesi hanno fatto sentire tutta la loro irritazione. I benzinai delle zone alluvionate sono rimasti aperti nonostante lo sciopero nazionale di tre giorni, ma qualche furbetto ha pensato bene di approfittare. Secondo le testimonianze raccolte, infatti, qualcuno avrebbero aumentato anche di 5-6 centesimi la benzina senza alcuna motivazione. E Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori che ha raccolto in diretta le lamentele degli utenti sbotta: «Sono indignato non solo per la speculazione che si sta verificando in giro per l’Italia ma soprattutto perché si fa sciacallaggio persino a Genova. Farò un esposto alla Procura per saperne di più». Trefiletti non è il solo che si rivolgerà ai magistrati.
Pure il Casper, cioè il Comitato contro le speculazioni e per il risparmio, annuncia un esposto in Procura, in cui si chiede di aprire una indagine per accertare i cittadini siano stati truffati per l’aumento dei prezzi di benzina e gasolio proprio durante lo sciopero dei benzinai. Dunque, sembra aver esordito sotto i peggiori auspici questo blocco delle pompe di benzina in atto da martedì sera fino a domani mattina. Anche perché ieri, giorno in cui i gestori di Fegica e Faib hanno incrociato le braccia (Figisc-Anisa ha sospeso la protesta dopo l’accordo con il governo), è stato raggiunto un nuovo record storico per il diesel, schizzato, secondo le rilevazioni di Staffetta Quotidiana, nei gestori Ip a 1,561 euro al litro, livello mai toccato.
Anche nella benzina c’è stata una tendenza rialzista: Esso e Ip hanno ritoccato i listini di 0,2 centesimi al litro. E ora la benzina oscilla dall’1,625 euro/litro degli impianti Eni, all’1,638 di quelli Tamoil (no-logo a 1,540). In media la verde si assesta all’1,628 euro. Un salasso insomma per chi deve comunque usare l’automobile. Che ha messo in allarme le associazioni dei consumatori.
«Rincari di tale portata nel primo giorno di sciopero – sostengono al Casper - rappresenta una chiara speculazione, tesa a lucrare su chi è costretto a fare rifornimento presso le pompe in servizio». Dunque, questa protesta ricade ancora una volta sulla testa dei consumatori.
Che oltre a doversi sobbarcare i disagi si devono accollare pure costi maggiori per fare il pieno di benzina. Ma non è un problema che tocca le sigle sindacati che hanno proclamato lo sciopero e che parlano dell’88% di adesione. Un dato molto lontano da quello rilevato dalle compagnie petrolifere secondo cui gli scioperanti avrebbero raggiunto solo il 10-15% dei benzinai sulla rete ordinaria. Fa eccezione la Toscana (roccaforte della Faib), dove gli impianti chiusi avrebbero raggiunto il 35%. Al Sud la protesta non sarebbe andata oltre il 10%, mentre nel Nord–Est solo due benzinai su dieci hanno chiuso. Trascurabile secondo le compagnie l’adesione lungo la rete autostradale: 10 impianti su 450.
Luca Squeri, presidente di Figisc-Confcommercio è fortemente critico con le
altre sigle: «La diffusione di numeri esagerati è il tentativo di mascherare il flop di uno sciopero diventato inutile e sono offensivi per la stragrande maggioranza dei gestori che ha scelto di tenere gli impianti aperti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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