da Milano
Tra i due litiganti, stavolta ad «arrabbiarsi» è il terzo. Ovvero la Fieg (Federazione italiana editori giornali), che nel braccio di ferro tra edicolanti e Grandi Stazioni spa è quella che rischia di rimetterci più di tutti.
Il nodo riguarda lo sciopero, a livello nazionale, proclamato per oggi da Nord a Sud del Paese dall'assemblea dell'Associazione nazionale addetti librerie stazioni (Anals): i rivenditori di giornali protestano in quanto la società Grandi Stazioni spa a loro dire «pretenderebbe di esercitare l'attività di rivendita di giornali e riviste, all'interno delle stazioni ferroviarie».
Secondo l'Anals non sarebbe stato possibile avviare un dialogo con Grandi stazioni, in quanto fin dall'inizio «è emersa la volontà di espropriare gli edicolanti delle proprie aziende».
La Fieg così ha impugnato carta e penna (siamo in tema) e ha scritto sia agli edicolanti che alle ferrovie. Ricordando ai primi che «indipendentemente dalle problematiche serrate come quella di oggi hanno il solo effetto di impedire la diffusione della stampa». Uno sciopero che rischia di «trasformarsi in una forma di boicottaggio delle vendite» e che potrebbe costituire premessa per una azione giudiziaria. Parole cadute nel vuoto.
Gli editori poi si sono rivolti alla società Grandi stazioni annunciando lintenzione di garantire oggi il diritto allinformazione con la vendita di quotidiani e riviste attraverso carrelli ambulanti nelle stazioni.
La querelle tra le parti continua. Ma a rimetterci ancora una volta sono solo i cittadini. Che avvisiamo: se oggi volete leggere il giornale sappiate che non potrete comprarlo in stazione.
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