Ora tocca ai medici. Dopo i tassisti, dopo i camionisti, dopo i farmacisti, adesso è la volta dei camici bianchi. I medici sciopereranno contro la manovra Monti per quattro giorni consecutivi. Prima chiuderanno per due giorni gli studi dei medici di famiglia: giovedì 9 e venerdì 10 febbraio saranno sospesi tutti gli appuntamenti, niente ricette, niente certificati. Saranno garantite solo le visite a domicilio urgenti, quelle già programmate e quelle ai pazienti anziani o affetti da gravi patologie.
Poi la protesta proseguirà sabato 11 e domenica 12 febbraio, quando a sospendere il servizio saranno la guardia medica e i medici di emergenza territoriale dellAsl che lavorano per il 118. Allo sciopero hanno aderito anche i medici penitenziari: «Anche noi - spiega il loro coordinatore, Pasquale Paolillo - siamo preoccupati dalle ricadute della manovra sul nostro ente di previdenza».
A indire lagitazione è la Fimmg, la federazione dei medici di medicina generale, che in Lombardia rappresenta allincirca duemila camici bianchi. «Non amiamo scioperare - spiega Fiorenzo Corti a nome della categoria - non è nel nostro dna. Ma stavolta non possiamo fare altrimenti. Dobbiamo difendere la nostra autonomia e siamo in una situazione paradossale». Non hanno invece aderito alla protesta i medici del sindacato Snami. Di fatto, la manovra Monti impedisce allente di previdenza dei medici di utilizzare i loro risparmi e quelli dei colleghi accantonati negli anni per pagare le pensioni e le prestazioni di utilità sociali. «I medici - spiegano alla Fimmg - contribuiscono a pagare le pensioni Inps con le tasse che versano individualmente e collettivamente attraverso la tassazione del patrimonio del proprio ente previdenziale, che essendo privato non costa niente allo stato. Non chiediamo sconti o agevolazioni, solo autonomia». La mini ondata di scioperi potrebbe essere solo un assaggio e la categoria annuncia già fin dora che la protesta «si protrarrà nei prossimi mesi».
Si placa invece, per ora, lagitazione dei farmacisti. Avrebbero dovuto scioperare ieri ma hanno annullato le loro rimostranze in attesa di un incontro, convocato in corner, con il ministro della Salute Renato Balduzzi. La decisione è stata presa dalla Federfarma ed è stata accolta da parecchi come un vero di colpo di scena. «La decisione - fa sapere Federfarma - tiene conto responsabilmente di alcuni segnali di attenzione nei confronti delle richieste avanzate per rendere sostenibile limpatto del decreto sulle liberalizzazioni sul servizio farmaceutico». Il movimento Liberi Farmacisti, che aveva annunciato battaglia «per ribadire la centralità del cittadino rispetto alla difesa ad oltranza dei fatturati», per il momento decide di fermarsi, anche se ribadisce con forza le proprie posizioni: «Queste non si potranno chiamare liberalizzazioni perché di liberalizzato non ci sarà nulla. La concorrenza verrebbe aperta anche nel settore dei farmaci e con le liberalizzazioni potrebbe essere messa a rischio la qualità del servizio reso dalle stesse farmacie».
Fermo quindi anche lo sciopero della ricetta. Si cercherà di fare chiarezza anche sui farmaci generici. «Se prescriviamo un farmaci di una certa marca -sostengono i medici- i farmacisti devono vendere quel farmaco e non il suo generico.
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