Sciopero, pioggia, cortei: città in tilt

Un pizzico di pioggia, una spolverata di sciopero dei trasporti, una dose generosa di cortei ed ecco servita la specialità di Roma: il venerdì nero. Per la precisione il terzo in meno di un mese, un andamento da record. Anche ieri, infatti, la Capitale è stata tenuta sotto scacco da una consistente serie di disservizi e la pazienza dei cittadini portata ben più in là del normale limite di sopportazione.
Non tanto l’effettiva adesione alla protesta (vicina, almeno secondo Trambus, al quaranta per cento), quanto il fresco ricordo della situazione dei mezzi pubblici delle settimane precedenti, ha convinto numerosi romani a uscire in macchina, (anche perché le telecamere della Ztl sono rimaste spente per tutto il giorno) seguiti a ruota da buona parte dei pendolari che abitualmente si muovono in treno. Gli esiti sono stati ovvi: sulla carreggiata interna del raccordo si è formato un serpentone di veicoli bloccati dalla Roma-Fiumicino fino allo svincolo per l’Appia; sulla carreggiata esterna la circolazione si è paralizzata tra la Salaria e la Cassia e la scena si è ripetuta lungo le consolari: in particolare, sempre sull’Appia, un incidente ha creato interminabili code fino ad Albano.
A Fiumicino, intanto, chi è riuscito a superare a passo di lumaca il raccordo e a presentarsi in tempo ai banchi dell’accettazione, ha trovato ad attenderlo la triste notizia dei voli cancellati, circa ottanta, non tutti per fortuna, ma comunque più del previsto.
Senza eccezioni invece il quadro una volta entrati in città, con il caos disseminato un po’ ovunque, anche in zone generalmente graziate dai disagi: a presidiare la Batteria Nomentana e piazza Sempione ci hanno pensato gli attivisti del blocco precario metropolitano, mentre i comitati di lotta per la casa si sono occupati di intasare via Ostiense. Da via Giulia, in pieno centro, sono partiti i ragazzi dei principali licei che, diretti al ministero della Pubblica Istruzione, hanno inferto il colpo di grazia a un Lungotevere già ampiamente appesantito dalla chiusura del centro storico. Proprio il cuore di Roma ha subito la ferita più evidente, ritrovandosi per molte ore letteralmente tagliato in due: da una parte la polizia municipale ha sbarrato gli accessi a piazza della Repubblica, via Cavour, via Nazionale, piazza Venezia, corso Vittorio e via del Corso fino a piazza Colonna, dall’altra ha imposto deviazioni e percorsi obbligati, creando degli affollati e stretti colli di bottiglia da cui era difficile, se non impossibile, liberarsi.
Salire su uno dei bus in servizio non risolveva le cose, perché in un modo o nell’altro si finiva incastrati nella lunga e immobile carovana di lamiere. A bordo i commenti erano tra il provocatorio e l’ironico, come quello di un passeggero che ha proposto di «introdurre un abbonamento a scalare perché, se si sommano i giorni in cui i bus non funzionano e quelli in cui funzionano male, per i cittadini sarebbe un bel risparmio». E il fatto che la metropolitana, seppure con attese in alcuni casi superiori ai venti minuti, non si sia fermata, non ha fatto la differenza, almeno per chi era indeciso se utilizzare o meno l’automobile. Contattare il numero verde dell’Atac per avere aggiornamenti in tempo reale sulla situazione, infatti, è stato pressoché impossibile dalle 9 alle 15,30: il contact center, come abbiamo avuto modo di verificare, risultava sempre occupato.
Poco, quasi nullo il tempo per rifiatare, perché a fine mese è già in programma un nuovo sciopero dei trasporti pubblici.

A proclamarlo stavolta sono state le principali sigle sindacali, il che lascia presumere un’adesione massiccia e una scontata paralisi. La data da cerchiare in rosso sul calendario, o ancora meglio in nero, è il 30 novembre. Naturalmente si tratta di uno strategico venerdì.

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