Giuseppe Marino
Il conto alla rovescia verso la minaccia finale è agli sgoccioli: è domani il giorno fissato per lo sciopero del trasporto pubblico locale che promette di condannare a un giorno di caos tutte le maggiori città italiane. Gli elementi per una paralisi totale ci sono tutti: le sigle sindacali del settore, solitamente piuttosto litigiose, convergono in uno stop di 24 ore. Oltretutto stavolta, perfino le federazioni dei trasporti di Cgil, Cisl e Uil minacciano di non rispettare le fasce orarie di garanzia. Le aziende dei trasporti dunque hanno difficoltà a prevedere quanti e quali saranno i mezzi comunque in circolazione, e in quali orari. Una giornata di sciopero selvaggio dunque, che il governo sta tentando fino allultimo di scongiurare, cercando di indurre le parti a trovare un accordo sul rinnovo del secondo biennio del contratto, scaduto lanno scorso.
La questione centrale è tutta economica. Le aziende del trasporto locale hanno bisogno di fondi pubblici, e le risorse per garantire il rinnovo del contratto scarseggiano. I 100 milioni di euro inizialmente stanziati dal governo erano stati giudicati nettamente insufficienti dai sindacati («ci vuole un miliardo di euro») e le Regioni si sono mostrate assolutamente riluttanti a fare la propria parte accollandosi parte degli oneri. Nellultimo vertice a Palazzo Chigi, il governo ha ottenuto uno slittamento dallagitazione da mercoledì 13 a domani proprio per dare tempo alla Conferenza delle Regioni di far spuntare le risorse necessarie. Nel frattempo, il ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi ha alzato la posta: «In finanziaria ci sono 160 milioni, pari a 75 euro lordi di aumento medio mensile». Anche i sindacati sono scesi a più miti consigli: «Servono 200-230 milioni» e «non si può scendere sotto i 100 euro mensili». Cifre che fanno dire a Bianchi che «le posizioni si sono molto riavvicinate». Il mercanteggiamento comunque andrà avanti fino allultimo, ma cè anche un altro problema. I sindacati sembrano convinti che le Regioni non allargheranno a sufficienza il portafogli ed è assai probabile che dopo sette scioperi nazionali e mesi di trattative, laccordo, se sarà possibile, arrivi allultimo minuto. Troppo tardi per scongiurare il cosiddetto «effetto annuncio». Leventuale revoca dello sciopero potrebbe arrivare troppo tardi per essere efficacemente divulgata, e molti pendolari, nel dubbio potrebbero finire con lo scegliere comunque lauto. Ingorghi assicurati dunque? Il ministro Bianchi già mette le mani avanti sulleffetto annuncio: «È un nodo, questo del rapporto tra sindacati, meccanismi di proclamazione e tenuta effettiva degli scioperi, che dovremo un po discutere».
Oltretutto i sindacati autonomi sembrano decisi ad andare avanti comunque. «È chiara - dice Giampietro Antonini, coordinatore nazionale Cub trasporti - lintenzione di soffocare la giusta protesta degli autoferrotranvieri con un accordicchio da quattro soldi. Per questo confermiamo lo sciopero che si attuerà nelle forme che i lavoratori riterranno più opportune». I sindacati confederali intanto moltiplicano linvito alle aziende dei trasporti a non forzare la mano sulle fasce di garanzia, che gli scioperanti non intendono rispettare, appellandosi a una norma della legge sullo sciopero dei servizi pubblici essenziali che consente di non osservare le fasce di garanzia «una sola volta per ogni rinnovo contrattuale», per permettere a chi incrocia le braccia di partecipare a una manifestazione. Il corteo nazionale in realtà però è saltato. Era previsto a Roma per il 13 dicembre, ma il rinvio di soli due giorni dello sciopero non dà tempo ai sindacati di organizzare la manifestazione in sole 48 ore.
Sciopero selvaggio, domani città nel caos
Nelle stesse ore scatterà anche lagitazione dei lavoratori Alitalia. Piemonte: disagi sui binari
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