Lassenteismo dei trentunomila dipendenti comunali diventa uno scivoloso terreno di confronto nella campagna elettorale per il Campidoglio. Il primo a cadere nella trappola è stato il candidato del centrosinistra Francesco Rutelli: «I dipendenti comunali - ha detto ieri allassemblea della sua lista civica - vanno sempre motivati, vanno fatti sentire parte di un progetto collettivo, protagonisti della vita della città. Ci sono troppe sovrapposizioni e troppi buchi, ci vuole capacità di organizzazione più che demagogia».
Non una parola su assurdi - anche se piccoli - privilegi che non sono stati ancora aboliti, come il permesso per il cambio assegno dello stipendio. In realtà un paio di mesi fa lassessore DUbaldo annunciò di voler cancellare questa anacronistica (oltre che ridicola) prassi. Ma invece, stando a quanto conferma un dirigente del Campidoglio, la norma non è stata ancora abolita. Anzi, è unabitudine consolidata e accettata da tutti che le due ore di permesso si trasformino, in realtà, in una intera mattinata. Ma laspetto più buffo della faccenda è che ormai praticamente tutti si fanno accreditare lo stipendio direttamente sul loro conto corrente in banca o alle Poste.
Rutelli, inoltre, è forse la persona meno adatta a coccolare i dipendenti capitolini, anche se ora è in qualche modo obbligato a farlo per il suo ruolo di candidato sindaco. Ma lui il sindaco lha già fatto per anni e, come gli ha ricordato ieri il vicepresidente del Consiglio regionale Bruno Prestagiovanni di An, «un suo eventuale ritorno non lascia presagire nulla di buono, fu infatti lui per primo a ricorrere a mani basse alle consulenze esterne, finendo poi condannato dalla Corte dei Conti per averne abusato troppo». «Per quindici anni, cioè - rincara la dose lesponente di An - i dipendenti capitolini sono stati umiliati dal ricorso ininterrotto agli esperti esterni voluto dal centrosinistra».
Ieri, intanto, ottocento dipendenti comunali hanno firmato una lettera aperta rivolta agli organi di informazione nella quale cercano di rispondere alle accuse di assenteismo. «Leggere ancora una volta dati come quelli che continuano a essere usati senza esitazione e senza una analisi oggettiva - scrivono - oltre che danneggiarci come dipendenti ci dà soprattutto tanta amarezza.
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