Scola tra i volontari cita Cacciari: "La carità della Chiesa è inaffondabile"

"Sono sulla barca con voi. Dovete prendermi come sono. Non sono un tipo facile, di bocca buona" confessa l’arcivescovo Angelo Scola nella cappella dell’Istituto Sacra famiglia di Cesano Boscone, uno dei pilastri della carità ambrosiana per disabili psichici e anziani, che ha voluto visitare in privato padiglione per padiglione

«Sono sulla barca con voi. Dovete prendermi come sono. Non sono un tipo facile, di bocca buona» confessa l’arcivescovo Angelo Scola nella cappella dell’Istituto Sacra famiglia di Cesano Boscone, uno dei pilastri della carità ambrosiana per disabili psichici e anziani, che ha voluto visitare in privato padiglione per padiglione. «Mia madre mi diceva: hai imparato prima a parlare che a camminare. Ma alla fine sei un patati».
Un patati, un bonaccione. Sua Eminenza si presenta così, con grande confidenza e semplicità, al mondo della fragilità, a coloro che nella diocesi si occupano dei deboli, degli emarginati, dei profughi, dei disabili, degli anziani non autosufficienti, e che sono venuti a raccontare le loro esperienze e a ascoltarlo.
Scola cita l’ex sindaco di Venezia, Massimo Cacciari: «Mi ha sempre colpito l’osservazione che mi ha fatto dieci anni fa, la prima volta che l’ho incontrato. Mi ha detto: “senza l’azione di carità verso gli ultimi della Chiesa veneziana, nessuna istituzione ce la potrebbe fare. E qualunque cosa si possa pensare della Chiesa, questo è un dato inaffondabile». Lui completa il concetto: «Questo è vero anche dal punto di vista economico». Conclude: «Che ne sarebbe del Vangelo senza questa dedizione quotidiana carica d’amore? sarebbe non credibile, ridotto a pura dottrina».


Li chiama «alfieri del gratuito», «cittadini per eccellenza», «avanguardie» nel rapporto tra società cristiana e società plurale, con cui è necessario trovare un punto di incontro: «Solo nel confronto che tende al riconoscimento reciproco si può trovare il compromesso, in senso nobile, cum-promitto prometto insieme». E se gli altri non piacciono, poco importa, bisogna «andare oltre l’impressione di simpatia e antipatia».

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