«Lo scolmatore del Fereggiano non serve granché, la vera esigenza primaria per evitare disastri alluvionali è lo scolmatore del Bisagno. Ma su questo, e sul perché e per come non si è fatto, bisognerebbe raccontare una lunga storia». Parte da lontano, Sergio Castellaneta, e non solo perché ha una memoria delefante, ma soprattutto - conferma egli stesso, con la franchezza ruspante che lo contraddistingue - perché «io, questa storia dello scolmatore lho vissuta personalmente, fin dallinizio, dentro e fuori dellaula del consiglio comunale e in parlamento, e ora non mi va di sentire tante fregnacce in malafede».
E allora, Castellaneta, raccontiamola questa storia infinita.
«Cominciamo dallottobre 1970, i giorni tragici dellalluvione. È allepoca che si comincia a parlare, anche in Commissione parlamentare Lavori pubblici, di mettere in sicurezza il Bisagno, risolvendo i problemi del tappo in corrispondenza della stazione Brignole e della copertura fino alla Foce».
Parole tante, fatti quasi niente.
«Il dato che emerge è la realizzazione di uno scolmatore dalle Gavette fino al mare. Uno scolmatore del Bisagno, non, attenzione!, del Fereggiano, che non è considerato a rischio se non per il fatto che, quando il fiume principale è ingrossato, laffluente non riesce a immettersi nellalveo».
Lincertezza dura fino agli anni Novanta, senza passi avanti.
«È qui che si inseriscono le precise responsabilità delle civiche amministrazioni di sinistra guidate da Cesare Campart, Romano Merlo, Claudio Burlando, e specialmente da Giuseppe Pericu, Adriano Sansa e Marta Vincenzi».
Cominciamo da Campart...
«Spunta il deviatore del Fereggiano, un tunnel da costruire da largo Merlo a corso Italia, del costo di 60 miliardi di lire. Tutto sulla base della tesi-bufala che la piena del Bisagno si origina dalla piena di questo affluente. Nel frattempo, però, per costruire case su case a Quezzi, si allarga la strada e si stringe lalveo».
Passa la delibera.
«Eccome, anche se i soldi non cerano, ma si sperava che arrivassero per le Colombiane. Persino i costruttori, fiutando laffare, si dissero disposti ad anticipare i lavori senza essere pagati subito».
Ma erano tutti daccordo?
«Il Partito comunista, ricordo ad esempio Gambolato, era contrario. Ma i socialisti spingevano. E vinsero loro. Tanto che mi venne da dire, anche ai magistrati che poi indagarono nellinchiesta che coinvolse gli assessori Timossi e Saitta: Questa è una delibera che non è stata presa a Palazzo Tursi, ma in qualche ufficio vicino di via Garibaldi.... I fatti successivi mi hanno dato ragione».
I cantieri sono partiti.
«Ma per essere bloccati presto, in pratica, dalla magistratura. Solo che da allora, ad ogni campagna elettorale, i candidati della sinistra, nessuno escluso, hanno continuato a ingannare i cittadini promettendo limminente costruzione dello scolmatore del Fereggiano, quando invece sarebbe stato il caso di dare il via allo scolmatore del Bisagno».
La gente ci ha creduto, e ha sempre votato «rosso».
«Infatti. Io continuo a dire: svegliatevi!, come dicevo quando ero candidato sindaco.
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