Sconfitti i nemici del berlusconismo

Sconfitti i nemici del berlusconismo

Fabrizio Cicchitto *

È possibile fare una prima, sommaria riflessione sui risultati delle elezioni anche se essi non sono definitivi perché una differenza di soli 25.000 voti alla Camera su quasi quaranta milioni di elettori richiede gli accertamenti più scrupolosi. Definire questa richiesta «avventurismo», come fa Fassino, significa che neanche il fatto che il Paese è diviso al 50%, induce molti esponenti della sinistra a rinunciare a banalizzare l’analisi.
Secondo il centrosinistra, ma anche secondo Follini e Tabacci, queste elezioni avrebbero segnato la fine del «berlusconismo» e di Forza Italia. È accaduto esattamente il contrario. Berlusconi ha guidato il centrodestra ad un pareggio che sfiora la vittoria piena e Forza Italia ha ottenuto un risultato significativo che non solo la conferma come primo partito, ma che mette in evidenza il suo radicamento atipico sul territorio. Dietro questo risultato esistono alcuni elementi di un certo spessore. In primo luogo, malgrado una campagna di demonizzazione durata cinque anni usando tutti i mezzi - da quelli giudiziari, alla satira, al giornalismo, al cinema - è emerso che il carisma di Berlusconi rimane intatto e riesce a trainare gli elettori. Berlusconi prima ha fatto l’«operazione verità» rispetto a ciò che ha fatto il suo governo, poi a Vicenza ha parlato al cuore e al cervello dei piccoli imprenditori, quindi, con la proposta della riduzione dell’Ici, con il contropiede sull’aumento della pressione fiscale proposto da Prodi, si è rivolto ad un’area vastissima della società italiana.
La lettura della società italiana è stata alternativa a quella fondata sul suo declino e sul riferimento concentrato solo sui grandi gruppi finanziari-speculativi editoriali che ha costituito il retroterra «culturale» del centrosinistra. Berlusconi e Forza Italia sono partiti da una analisi di segno opposto della società. Berlusconi si è rivolto a tutti i piccoli operatori, imprenditori, artigiani, commercianti, professionisti la cui vitalità economica è stata riaffermata con una proposta alternativa a quella della sinistra: una riduzione della pressione fiscale proprio per dare spazio alla possibilità di utilizzare le risorse per nuove attività. Ai giovani è stata offerta la legge Biagi che non implica solo la flessibilità del mercato del lavoro (cosa favorevole alle imprese), ma anche la possibilità del passaggio dal lavoro a tempo determinato a quello a tempo indeterminato. Il Nord, ma non solo esso, ha risposto pienamente a questa analisi che parte dalla vitalità della piccola impresa, dalla sua difesa nei confronti della concertazione corporativa fra grandi gruppi e sindacati che sarebbe inevitabilmente fondata sull’aumento della pressione fiscale.
Entrambi gli schieramenti hanno combinato in vario modo interclassismo e pluriculturalismo. La combinazione messa in campo dal centrosinistra, però, è risultata assolutamente sbilanciata perché fondata in entrambi i casi sull’alleanza fra gli estremi: da una lato la convergenza fra i grandi gruppi, le banche e i sindacati, dall'altro l’intesa fra una forte area estremista e gli ex democristiani mediata dai postcomunisti. Nella Casa delle libertà e dentro Forza Italia, invece, l’interclassismo ha riguardato l’alleanza fra i piccoli operatori, i giovani, un’area del lavoro dipendente. Le cose più interessanti sono venute proprio dal carattere pluriculturale di Forza Italia. Lì ognuno ha fatto la sua parte: i cattolici hanno sviluppato la loro battaglia, talvolta favoriti dall’anticlericalismo intollerante della Rosa nel pugno che ha pagato a duro prezzo l’egemonia radicale. Ma anche i liberalsocialisti di Forza Italia hanno fatto la loro parte politica ideale e hanno «tenuto» i consensi di un’area riformista in una situazione nella quale tutti i partitini vetero-socialisti sono andati incontro al fallimento.
Nell’immediato Forza Italia è impegnata nell’operazione verità per ciò che riguarda i risultati elettorali. Non è contraddittoria con essa la proposta avanzata da Berlusconi per una intesa fra i due schieramenti contrapposti. Governare con il 50% nel Paese e in uno dei rami del Parlamento è praticamente impossibile. Avanzando quella proposta Berlusconi ha parlato da uomo di Stato. Prodi ed altri hanno risposto in modo arrogante e sprezzante. Qualora uno scrupoloso controllo delle schede desse al centrosinistra una risicatissima maggioranza, allora faremo una opposizione dura e rigorosa e vedremo cosa passerà in Parlamento delle proposte antiriformiste (sulla legge Biagi, sulla scuola, sul fisco, ecc.) e della legge finanziaria.
Le forze economiche-sociali che ci hanno votato devono sapere che le difenderemo in modo intransigente di fronte all’estremismo emergente.

È auspicabile che a maggio ci ritroviamo in una grande manifestazione di ringraziamento degli elettori che, malgrado tutto, hanno dato al centrodestra e alla Casa delle libertà una sostanziale vittoria che ha buttato nel cestino della spazzatura alcune sofisticate analisi, i sondaggi e gli exit poll di Mannheimer e della straordinaria Nexus.
* vicecoordinatore di Forza Italia

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