Scontri a Roma, caccia al piromane del blindato Continuate a mandarci le vostre immagini

Continua la caccia ai black bloc: ecco il teppista che brucia i blindati. Spegneva l'incendio come "Er Pelliccia"? Un lettore offre una taglia sul vandalo che ha distrutto la Madonnina. Mandateci le vostre fotografie qui. GUARDA Le foto inviate dai lettori. GUARDA Le facce dei violenti

Scontri a Roma, caccia al piromane del blindato 
Continuate a mandarci le vostre immagini

Il portellone è spalancato. Dentro le fiamme sono già alte. Il blindato brucia, sulla fiancata la scritta Carabineri, bianca, è ancora integra ma è soltanto questione di secondi. A ravvivare il falò ci pensa un giovane che è a due passi dal mezzo in panne. Il vandalo sta spruzzando il contenuto di una bottiglia, forse liquido infiammabile, all’interno della camionetta. Una colonna di fumo si alza verso il cielo. Un carabiniere, ferito, si è appena messo in salvo, lasciando quella trappola di fuoco. L’assalto è riuscito, il furgoncino è perduto, intorno si sentono urla e ululati di gioia, misti a battimani, come a teatro; qualcuno alza le due dita, protette dal guanto nero, nel classico gesto di vittoria.
Il blindato è ormai avvolto dalle fiamme. Sul portellone posteriore si leggono ancora le scritte tracciate dai rivoltosi: «Acab», acronimo per «All cops are bastard», ovvero tutti i poliziotti sono bastardi e «Carlo vive». Dove Carlo, naturalmente è Carlo Giuliani, morto a Genova dieci anni fa mentre lanciava sciaguratamente un estintore contro un militare e beatificato in morte. Sulla fiancata campeggia la «A» cerchiata, classica firma degli anarchici. Il blindato adesso non c’è più, è un relitto spettrale, ma per fortuna il carabiniere che grondava sangue è già lontano. Il teppista della bottiglia, invece, dev’essere ancora nei paraggi a godersi l’opera.
Colpisce, nella foto, la tranquillità con cui lavora: il volto è scoperto, perfino tranquillo, anche se in quei secondi sta accadendo di tutto. Il barbaro non si preoccupa di quello che lo circonda e dei curiosi che lo guardano; ha altro da fare e lo fa con sicurezza, ben piantato a gambe divaricate sull’asfalto ingombro di detriti. Ecco, le gambe aperte ricordano quelle di Giuseppe Memeo nella foto simbolo degli anni di piombo scattata a Milano, in via De Amicis, il 14 maggio 1977, il giorno in cui muore l’agente Antonino Custra. Ma Memeo impugna una pistola e ha il volto protetto da un passamontagna, questo signore agita la bottiglia come fosse champagne. I tempi cambiano, gli antagonisti o chi per loro sono sempre più sfrontati.
La foto che pubblichiamo oggi entra nella stessa affollata galleria di teppisti in cui spiccano figuri come lo spiritato «Er Pelliccia», al secolo Fabrizio Filippi, il ragazzo dell’estintore, riconosciuto dai genitori per un tatuaggio e arrestato l’altro ieri, e l’ancora sconosciuto saccheggiatore che ha fatto a pezzi la statua della Madonna di Lourdes, portata fuori dalla chiesa dei santi Pietro e Marcellino, sfasciata sull’asfalto di via Labicana e presa a calci senza pietà. Una profanazione che non si era mai vista dal ’68 in poi. Sabato a Roma è successo di tutto e solo un miracolo ha evitato il morto. Decine di facinorosi hanno bruciato, hanno distrutto, hanno sfregiato la città. E l’hanno fatto sotto gli occhi di tutti, davanti alle telecamere e alle macchine digitali che hanno ripreso momento per momento quell’esplosione di follia.
Il Giornale non rimane indifferente davanti a questo scempio e ha deciso di pubblicare alcune istantanee della battaglia. Non per documentare le distruzioni, che pure sono avvenute in pieno centro, ma per dare un nome a chi ha seminato il terrore. Come richiesto dagli stessi manifestanti, dall’opinione pubblica e dai lettori del Giornale che chiedono giustizia. Uno di loro, in particolare, offre attraverso il Giornale una ricompensa di 500 euro a chi riconoscerà il vandalo che ha distrutto la statua della Vergine di Lourdes in via Labicana. Intanto, dopo giorni di polemiche, riprendono le manifestazioni. Domani sui temi dal lavoro tocca alla Fiom che però si accontenterà di un sit-in e si concentrerà in piazza del Popolo.

Sarà insomma, per usare il linguaggio della burocrazia, un appuntamento statico, senza il tradizionale corteo che il questore di Roma ha vietato nel modo più assoluto. Una via di mezzo per provare a tornare alla normalità.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica