Scontri, sparatorie e 37 feriti A Rosarno è guerra civile

Il ghetto è scoppiato. Nella piana di Gioia Tauro, dove la ’ndrangheta governa silenziosa e le divise somigliano sempre più a immobili figurine, stavolta è battaglia. Neri contro bianchi, stranieri contro italiani. Li chiamano clandestini, vivono in baracche o fabbriche dismesse, quando possono lavorano nei campi o in qualche cantiere spesso abusivo. Braccianti, muratori, un tempo li definivano «uomini di fatica», arruolati dai caporali delle cosche per pochi spiccioli, costretti a una vita a cui di umano resta ben poco.
Il ferimento di due di loro, l’altro ieri sera, con i pallini esplosi da una pistola ad aria compressa, forse una provocazione, forse soltanto lo stupido divertimento di quattro guappi, ha scatenato la rivolta. La goccia che ha fatto traboccare il vaso. Di una situazione insostenibile, da tempo. Per tutti. Bianchi e neri. Da una parte una popolazione esasperata pronta ad armarsi per difendersi; dall’altra loro, un esercito di almeno millecinquecento persone arrivate dall’Africa, la maggior parte clandestine, in cerca di una nuova vita in un fazzoletto di terra aspro, silente e avaro. Una guerra fra poveri.
La rivolta del ghetto di Rosarno segna numeri da battaglia: almeno 37 le persone ferite tra immigrati, forze dell’ordine e cittadini qualunque, 7 gli arrestati, tra cui un italiano, Giuseppe Bono, 38 anni: avrebbe tentato di travolgere con una pala meccanica un gruppo di africani che avanzavano a colpi di spranghe. I contusi non si contano.
Le ’ndrine, probabilmente, non gradiranno. Il ministro Maroni ha inviato tra Gioia Tauro e Rosarno un mini esercito di rinforzo fatto da un centinaio di poliziotti e carabinieri. Devono frapporsi tra la rabbia dei neri e la reazione rabbiosa degli abitanti del paese. Un uomo, accerchiato in casa dall’esercito degli extracomunitari armati di spranghe e bastoni, ha afferrato un fucile. È salito sul tetto e ha sparato in aria. Tanto è bastato per rimediare una denuncia. Ma qualcun altro, in serata, ha deciso di prendere la mira. Risultato: due immigrati sono stati centrati dalle pallottole di un fucile da caccia alle gambe. Si trovavano nel loro rifugio, un casolare abbandonato, tra Rosarno e Laureana di Borrello. Trasportati in ospedale non sarebbero gravi. Altri due sono stati presi a sprangate. Tutto ciò mentre nella sede del Comune si era appena concluso il vertice del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza. Toccava invece al prefetto Luigi Varratta provare a tenere a bada il comitato di cittadini costituitosi in poche ore per «cacciare lo straniero» e piazzatosi minacciosamente in municipio. Ma la tensione non è calata, a dispetto delle rassicurazioni. Da una parte e dall’altra. Una delegazione di immigrati si era infatti anch’essa presentata al commissario prefettizio Domenico Bagnato - insediatosi dopo lo scioglimento per mafia del Comune - chiedendo più protezione.
Un centinaio di residenti, armati di bastoni, in serata aveva eretto una barricata sulla statale 18, a poche centinaia di metri dai locali dell’ex Opera Sila dove si trovano molti dei rivoltosi.
Il ministro Maroni, poche ore prima, con il capo della polizia Manganelli aveva deciso di spedire una task-force per affrontare la questione e non solo dal punto di vista dell’ordine pubblico, ma anche per ciò che riguarda gli aspetti legati allo sfruttamento del lavoro nero e all’assistenza sanitaria agli immigrati. Non risparmiandosi una stoccata destinata a trasferire la guerriglia anche a Palazzo: «È una situazione difficile, così come in altre realtà, determinata dal fatto che in tutti questi anni è stata tollerata, senza fare nulla di efficace, una immigrazione clandestina che da un lato ha alimentato la criminalità e dall’altro ha generato situazioni di forte degrado».
Una volta tanto ha trovato sponda nel collega della Difesa, Ignazio la Russa: «Lo Stato - dice il ministro - ha il dovere di fare rispettare le leggi. Non può esserci tolleranza, specie per chi usa la violenza in maniera così evidente, per il solo fatto che è un immigrato. Anzi, credo che il degrado sia proprio derivato dalla troppa tolleranza nei confronti dell’immigrazione clandestina di questi ultimi anni».

La tensione, ancora in serata, era alta, con gli abitanti che hanno in parte occupato il Comune e in parte sono tornati a fronteggiare gli immigrati. In piena notte è iniziato il trasferimento, a bordo di diversi pullman, di circa 250 immigrati che hanno chiesto di essere portati via da Rosarno. Destinazione, il cpa di Isola Capo Rizzuto.

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