È scontro aperto leghisti-finiani

RomaLa contrapposizione tra le due anime della maggioranza, quella «lealista» e quella «finiana», si è esplicata anche sul cosiddetto caso dei «minareti». La proposta della Lega Nord volta a promuovere consultazioni popolari, analoghe a quella svizzera, sulla costruzione di nuovi luoghi di culto per l’islam ha trovato i più fieri oppositori non certo nel Pd, ma nella fazione intellettuale vicina al presidente della Camera.
Eppure le tesi leghiste sono state avanzate da un esponente autorevole come il ministro dell’Interno, Roberto Maroni. «Non ho obiezioni - ha detto - perché considero il referendum lo strumento principale della sovranità popolare». Secondo il titolare del Viminale, «l’importante è riconoscere che quando il popolo decide bisogna tener conto della sua volontà».
Il tema è delicato perché riguarda aspetti sensibili della convivenza civile, ma Maroni non ha nascosto che, se fosse stato elvetico, «avrebbe votato contro» e ha ribadito che laddove si chieda la costruzione di nuove moschee sarebbe «una scelta legittima e opportuna» indire referendum consultivi anche se non previsti dal regolamento comunale.
Il ministro non ha espresso una posizione isolata. Scontata la comunanza di opinioni con gli altri leghisti (dai ministri Zaia e Calderoli passando per i capigruppo Cota e Bricolo), bisogna registrare la convergenza del sottosegretario Alfredo Mantovano che ha manifestato la propria contrarietà. «Un conto sono le sale di preghiera, un altro le moschee e i minareti dove, e le vicende giuridiche italiane lo hanno testimoniato, vi è stato reclutamento, formazione e indottrinamento di terroristi».
La tutela della sicurezza e dell’ordine pubblico, tuttavia, può confliggere con la necessità di intrattenere buoni rapporti diplomatici con i Paesi di cultura musulmana. Timore espresso dal ministro degli Esteri Frattini. «L’esito del referendum svizzero - ha spiegato - è un messaggio che il mondo islamico ha percepito come diffidenza e proibizione».
Nel governo, quindi, si ragiona sull’opportunità politica di simili iniziative, ma non si mette in questione che il fondamentalismo possa approfittare della tolleranza occidentale per i propri scopi. Diverso, ovviamente, è il pensiero dei «finiani» di FareFuturo Webmagazine. «I demagoghi - si legge in un editoriale del direttore Filippo Rossi - dovrebbero tornare sui banchi di quinta elementare per capire che la maggioranza non può decidere qualsiasi cosa, che la democrazia moderna è fatta di principi inviolabili, intoccabili anche da una maggioranza assoluta».
A coloro che ovunque vedono rischi di un nuovo «assolutismo» ha risposto il viceministro Castelli. L’editoriale, ha commentato, «è un distillato di ideologia massonica» in quanto afferma che solo gli «illuminati» possano guidare un popolo.
Uno scontro nel quale il capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, ha cercato di mediare.

«Occorre un gran senso dell’equilibrio», ha argomentato sostenendo che «l’edificazione di centri di culto va regolata ma non può essere in via di principio vietata». Ampiezza di vedute che non deve «far cadere la guardia sulla trasformazione di questi luoghi in sedi di proselitismo per i fondamentalisti e i terroristi».

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